Fino all’800 studiosi di tutto il mondo partivano alla volta dei monasteri per scovare manoscritti considerati perduti fino a quel momento. Chi non ha mai sentito parlare del secondo libro della Poetica di Aristotele, talmente paradigmatica nella sua sfuggevolezza che fu di ispirazione a Umberto Eco per il suo Il nome della rosa? Nel ventunesimo secolo i monasteri si sono trasformati e prendono il nome di Cineteche e non sono più i manoscritti ad essere agognati dai cercatori di tesori, ma i film scomparsi e considerati da tutti perduti. Qui entra in gioco Sperduti nel buio, documentario appassionante diretto da Lorenzo Pezzano e prodotto da Tunastudio e Rai Cinema. La vicenda si concentra sulla ricerca da parte di Denis Lotti del film omonimo di Nino Martoglio e Roberto Danesi (1914), bistrattato all’epoca dei grandi colossal come Cabiria di Giovanni Pastrone(1914), ma riconsiderato negli anni ’30 come preludio al neorealismo italiano. La vicenda prende i contorni di un giallo: siamo nel 1943, nel nord è appena nata la Repubblica di Salò mentre le forze angloamericane stanno velocemente riconquistando l’Italia partendo dal meridione. Per il regime è importante trasportare film e apparecchiature cinematografiche nel settentrione, al fine di riprendere una produzione propagandistica. Si sceglie Venezia come base operativa. Nell’autunno del ’43 il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, che aveva allora la più vasta collezione di film, spesso in copia unica, destinati agli allievi del centro, viene saccheggiato. Tra i film che sono stati trafugati figura anche Sperduti nel buio. Di quelle pellicole non si sa più nulla e numerosi sono stati i tentativi di ritrovarle, ed in particolare di ritrovare questo film. La domanda è: dove sono stati portati i film italiani depredati? Lotti riceve da Gian Piero Brunetta una pista, il nome dell’ufficiale della Wehrmacht che aveva trafugato quei tesori. Parte allora una spettacolare ricerca in giro per l’Europa arricchita dalla collaborazione di studiosi come Paolo Caneppele, e di vecchie stelle del cinema di Salò, tra tutti Luciano De Ambrosis. La pellicola ha appassionato tutti gli spettatori, la sceneggiatura ha una struttura complessa e composita, ma non per questo poco scorrevole. Passiamo dai filmati d’epoca alle interviste, fino alla parte dell’inchiesta vera e propria. Non mancano però scene di animazione, che prendono spunto dall’immaginazione di Denis Lotti. Sperduti nel buio è il secondo libro della poetica del cinema italiano, però chissà, non è detto che non esca un giorno dall’oscurità per ritrovare la luce del proiettore.

Yann Esvan