La sezione “Cento anni fa” del Cinema Ritrovato ha dato uno spazio all’emigrazione con una serie di film molto interessanti. Nel primo appuntamento è stato proiettato The Italian (1915) di Reginald Barker, film drammatico americano. Come è immaginabile già nel ’15 ritroviamo tutta la macchiettistica sul popolo italiano dalle gondole ad accenni alla malavita organizzata. Il protagonista deve inoltre scontrarsi con i pregiudizi e l’intolleranza nei confronti degli immigrati. In breve la storia: Beppo (George Beban) va in America in cerca di soldi per sposare l’amata Annette (Clara Williams). Quando riesce ad avere abbastanza denaro dal suo lavoro di lustrascarpe chiede alla sua ragazza di raggiungerlo. Si sposano e dopo poco nasce un figlio. I soldi scarseggiano e in un periodo di particolare canicola, fatica a portare il latte per il bambino a casa. Beppo viene imprigionato ingiustamente e mentre è in carcere il figlio muore. Segue un tentativo di vendetta contro il boss locale (Leo Willis) che gli aveva negato un aiuto. Diverso il caso de l’Emigrante (1915) di Febo Mari, presentato nella sezione dedicato a Valentina Frascaroli. Se in The Italian, infatti, si parla di emigrazione verso gli Stati Uniti, qui Antonio, il protagonista (Ermete Zacconi) si sposta in Argentina in cerca di fortuna. Non sarà fortunato. Si infortunerà sul lavoro e sarà truffato da un agente dell’assicurazione che lo aveva convinto a firmare un documento in cui dichiarava di rinunciare a qualsiasi indennizzo per l’incidente. Ormai invalido e senza possibilità di lavoro, questi tornerà sconsolato in Italia. La versione proiettata termina qui, ma Claudia Gianetto del Museo Nazionale del Cinema di Torino ha poi illustrato in sala quale doveva essere il vero finale della storia. Il film in nostro possesso è infatti la copia di una versione ridotta della narrazione.
Nella versione originale si percorrevano anche le vicende della figlia di Antonio (Valentina Frascaroli) che trovandosi a dover mantenere la madre malata, accetta le lusinghe di un ricco conte. Tornato a casa il protagonista trova un lavoro e “salva” la figlia dalle grinfie del mondo corrotto in cui si era ritrovata. L’Emigrante analizza in un certo senso anche il fenomeno dell’emigrazione di ritorno, oggetto de Il Jockey della morte (1915) di Alfred Lind. La presenza del film nella sezione emigrazione è in realtà una provocazione perché si riferisce ad artisti stranieri, come Lind o Segundo de Chomón che si trasferirono in Italia per fare cinema. In realtà l’argomento c’entra più di quanto sembri. Le vicende narrano di un uomo senza scrupoli che per ereditare dal ricco conte lo avvelena e affida a un gruppo di circensi la figlia in cambio di denaro con la promessa di non fare più ritorno. Anni dopo giunge dall’Australia il nipote del conte ad insidiare i possedimenti dell’uomo, che cercherà quindi di togliergli la vita. Seguiranno una serie di inseguimenti rocamboleschi dopo i quali i due cugini potranno finalmente ricongiungersi e sposarsi, mentre il malvagio di turno subirà le conseguenze dei suoi gesti. L’aspetto più divertente del film è la presenza dello stravagante costume da scheletro del protagonista.
Per concludere il Cinema Ritrovato ha ripercorso tutti gli aspetti dell’emigrazione intorno al 1915, dall’emigrazione italiana negli Stati Uniti al Sud America fino al fenomeno del ritorno. Particolare il caso dell’emigrazione in Italia, seguendo il flusso contrario, degli artisti che cercavano una tranquillità artistica o una casa in attesa di passare altrove.
Yann Esvan