Il capolavoro di Mike Nichols si è imposto come film manifesto nella storia del cinema, rappresentando un’epoca, la fine degli anni Sessanta, e facendosi portavoce e precursore di tale periodo e dei suoi cambiamenti. Il laureato (in programmazione al Lumière) ha portato sul grande schermo i semi di quell’importante rivoluzione culturale e sociale che stava scoppiando in quegli anni e che avrebbe travolto l’America, e lo ha fatto attraverso un linguaggio cinematografico del tutto nuovo. La pellicola di Nichols è probabilmente quella che più di altre – più di Easy Rider e Gangster Story – ha contribuito alla nascita del nuovo cinema americano, inaugurando la stagione della New Hollywood.
Quando nel 1967 esce nelle sale, Il laureato rompe gli schemi preesistenti e diviene simbolo di quella dissoluzione dei generi cinematografici alla base di una nuova maniera di fare film. Una vena drammatica si cela dietro la commedia, i confini sono ormai labili e tutto si fonde in un cinema innovativo, ibrido, che scalzando sia il vecchio melodramma che l’eredità della screwball, gioca con se stesso e che – come scrive Franco La Polla – «sembra non prendersi più sul serio, per fare del cinema una costruzione svincolata da convenzioni retoriche classiche». È questo forte spirito anticonformista a caratterizzare l’opera di Nichols e merito del regista è stato quello di cogliere un intero disagio generazionale, perfettamente incarnato nella figura di Ben.
La superba interpretazione di un allora trentenne Dustin Hoffman è stata senza dubbio una delle cause più evidenti della riuscita del film e del suo enorme successo, dovuto anche ad un ulteriore elemento: la famosissima colonna sonora che accompagna l’intera vicenda di Benjamin Braddock e funge da cassa di risonanza, nonché da vero e proprio commento sonoro, alla sua condizione emotiva ed esistenziale. I brani di Simon & Garfunkel raccontano in maniera delicata e intimista il passaggio all’età adulta di Ben, nelle cui incertezze ed insofferenze si riconosceranno i giovani d’oltreoceano, prima di esplodere nella contestazione del ’68. Il grande fascino de Il laureato risiede proprio qui, nell’aver cioè realizzato quasi inconsapevolmente un’istantanea profonda e autentica di quel delicato attimo prima della tempesta.
E i versi di Paul Simon, seppur non scritti appositamente per il film, sembrano realizzati apposta per Ben tanto riescono a rendere in musica la sua interiorità, i suoi turbamenti e con essi quelli di tutta una generazione. La celeberrima The Sound of Silence fa da eco all’incomunicabilità vissuta dal protagonista e la poetica April Come She Will osserva cambiare gli stati d’animo come cambiano le stagioni, in attesa forse di una prossima primavera che porti un cambiamento, trovato magari in un amore rincorso sulle note di Scarborough Fair. Discorso a parte invece per quella Mrs. Robinson composta ad hoc per la pellicola, anche se inizialmente solo abbozzata e incisa poi nella versione completa dopo il successo mondiale del film, legando indissolubilmente la sua fama all’opera di Nichols e il volto di Ben alla musica dello storico duo: omaggio all’indimenticabile signora Robinson interpretata da Anne Bancroft e riflessione sottile su un Paese che ha perso i suoi valori così come i suoi idoli. Una giovane America smarrita in cerca di libertà e di nuove speranze che decide così di saltare coraggiosamente sul primo autobus e dirigersi verso il proprio avvenire, chiaramente incerto ma capace al tempo stesso di rompere definitivamente col passato.
Marcello Polizzi – Associazione Culturale Leitmovie