In collaborazione con il Trento Film Festival, viene proiettato questa sera alla sala Auditorium The Epic of Everest, già presentato al Cinema Ritrovato 2014. Per l’occasione ripubblichiamo l’appassionata recensione di Yann Esvan, proposta in occasione del Festival.

L’Everest con i suoi 8848 metri di altezza è la montagna più alta del mondo ma anche la più temuta. Generazioni di esploratori hanno tentato di scalare questo gigante, che ha portato tanta morte e poche soddisfazioni. La prima ascensione certa avvenne il 29 Maggio 1953 dal neozelandese Edmund Hillary e dallo Sherpa Tenzing Norgay. Ma l’Everest è comunque rimasto quasi inarrivabile e si contano ad oggi più di duecento scalatori morti nel tentativo di raggiungere la vetta. La spedizione di cui ci interessiamo è quella del 1924 testimoniata dal film documentario The Epic Everest girato da John B.L. Noel. Nel 1924 George Mallory mise in piedi una ambiziosa spedizione per raggiungere l’Everest minuziosamente documentata. Purtroppo l’epilogo fu tragico e Mallory e Andrew Irvine, i due alpinisti più esperti partiti per raggiungere la vetta, persero la vita. La spedizione è documentata dal Capitano John Noel, fotografo ufficiale della spedizione e grande sperimentatore, che ha saputo imprimere sulla pellicola l’epicità di questa montagna. In tibetano la montagna è chiamata Chomolangma “la grande madre dell’Universo”, un nome che compare spesso all’interno del film. Noel, inizialmente scettico a riguardo, sembra quasi accettare la possibilità che un demone della montagna non voglia che l’Everest sia violato. Per restaurare The Epic Everest, la BFI ha utilizzato una copia in splendide condizioni utilizzata da Noel durante alcune conferenze, e la copia originale conservata nel loro archivio. Per eliminare i graffi entrambe le copie sono state scansionate sotto liquido a una risoluzione a 4K. Ma il lavoro maggiore è stato fatto con le sezioni più danneggiate che sono state scansionate i LED monocolore per recuperare il deterioramento del viraggio blu. Il lavoro fatto è stato premiato e l’enorme distesa bianca dell’Everest ha ripreso vita davanti ai nostri occhi.

Yann Esvan