Diretto da James P. Hogan nel ‘43, The Strange Death of Adolf Hitler è un film curioso e angosciante, a tratti terribile e a tratti irresistibile: narra una storia fittizia che sembra vera e che diventa sempre più plausibile man mano che il film prosegue. Famoso per il suo lungometraggio antifascista sulla Guerra civile spagnola, Hogan, nel suo ultimo anno di vita (questo film infatti sarà il suo penultimo lavoro), decide di girare un altro film di denuncia contro i regimi totalitari, precisamente contro il nazismo.
Siamo a Vienna, nel 1942, nell’ “unica famiglia felice in tempo” : la famiglia Hubert. Franz Hubert, padre di due figli e marito di una bellissima donna, Anna, è un uomo felice: ha una gran passione per le imitazione e il personaggio che gli riesce meglio è sicuramente il Fuhrer. Questa suo dono non passa inosservato, e quando la Gestapo si presenta a casa Hubert è perché qualcuno ha parlato, denunciando Franz alla polizia segreta tedesca. La Gestapo ha finalmente trovato l’uomo giusto: un controfigura quasi perfetta di Hitler, che può parlare al posto suo davanti alle grandi e pericolose folle, magari anche prendendosi una pallottola indirizzata al “grande dittatore” da un malcapitato rivoluzionario. Solo la faccia tradisce ancora l’identità di Franz: ciò è facilmente risolto da un’operazione di chirurgia plastica. Franz Hubert è morto: la moglie e i figli ricevono un telegramma dalla Gestapo che giustifica la sua eliminazione perché risultato colpevole di alto tradimento. Eppure, sebbene il fisico non sia più il suo, l’anima e la mente di Franz ancora vivono in un corpo ormai diventatogli estraneo e nemico. Costretto a imparare ogni singolo atteggiamento del Fuhrer, Franz vive in una villa controllato dai suo aguzzini, che quando lo ritengono pronto lo mandano proprio a Vienna a incontrare il Fuhrer, quello vero, e a fare un suo primo discorso alla folla. Vienna, proprio la città dove ancora vive la famiglia di Franz….
I vari colpi di scena finali – perché sì, ce n’è sicuramente più d’uno- si susseguono a un ritmo incalzante fino ad arrivare a una fine originale e inaspettata, angosciosa sotto molti punti di vista. Il film si distacca dai precedenti film della sezione Il cinema in guerra contro Hitler, che si limitavano, seppur in maniera originale, a parlare dell’ascesa del nazismo rifacendosi a fatti storici. In The Strange Death of Adolf Hitler vediamo l’effetto dell’ascesa di Hitler su una famiglia fittizia e non sulla Germania intera o sugli altri paesi: con una storia inventata, il regista Hogan riesce a rappresentare quasi tangibilmente l’angoscia e il terrore provocati dal regime Hitleriano anche su chi aderiva al regime. La peculiarità del film sta proprio nel fatto che la famiglia presa in considerazione non è, o non dovrebbe essere, vittima diretta del nazismo (come potrebbe esserne invece una ebrea) : sono ariani, lasciano i propri pargoli nelle mani accattivanti del regime, senza mai lamentarsi; eppure sono vittime anche loro.
Oltretutto, mentre i film sul nazismo di solito coprono un arco di tempo di almeno una decina d’anni (dal ’35 al ’45 in linea di massima) questo film si concentra su un breve periodo, che coincide con la sanguinosa battaglia di Stalingrado, fra il ’42 e il ’43. Il regista si sofferma anche sul distruttivo e decisivo ordine di Hitler ai soldati: resistenza perpetua all’Armata Rossa. La sconfitta a Stalingrado sarà la prima grande disfatta del nazismo e per molti storici fu questa battaglia che decise le sorti della guerra.
Laura Cacciamani