L’underground newyorchese degli anni Sessanta sbarca al Cinema Ritrovato con Brand X di Wynn Chamberlain, del 1969, restaurato nel 2014 dall’Immagine Ritrovata. Il figlio del regista Sam Chamberlain ha ricordato il contesto culturale in cui nel ‘68/’69 ha preso vita il progetto paterno, e come lui stesso assieme alla madre abbia fortemente voluto restaurare e riportare alla luce Brand X. Assurdo e geniale, il lungometraggio scimmiotta un palinsesto televisivo in cui si susseguono talk show, quiz, news e spot pubblicitari, con incursioni nel dietro le quinte, il tutto all’insegna della dissacrazione: dei valori borghesi, degli stereotipi statunitensi, dei feticci consumistici mediati dall’immaginario televisivo.

In un tripudio di invenzioni, nudità, sketch demenziali e celebrazioni della libertà sessuale il film decostruisce l’elettrodomestico e ciò che rappresenta per l’americano medio, utilizzando come scardinatori personaggi che risultano già dirompenti con la loro presenza fisica, come i grandi Taylor Mead e Tally Brown, e altri amici e sodali della “factory” di Chamberlain. Traspare giustamente il clima di caotica intimità e improvvisazione, ma sarebbe scorretto definire Brand X un film estemporaneo o arrangiato, quando invece è evidente l’espressione di un’idea precisa: rispondere ridendo sguaiatamente alle follie della politica, della morale, del perbenismo e del narcisismo. La sequenza di show e “consigli per gli acquisti” è tutt’altro che casuale, ripropone martellando i propri leitmotiv. Degna di nota gli sketch che ribaltano gli stereotipi del corpo e la rappresentazione dei programmatori “amatori” di computer. Non si può dunque che applaudire la scelta di aver inserito questa anomala ventata di follia nella programmazione del Cinema Ritrovato.

 

Chiara Checcaglini