Cinefilia Ritrovata sta seguendo Venezia Classici, sezione dedicata al grande cinema del passato all’interno della 73ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dopo The Nights of Zayandeh-rood di Mohsen Makhmalbaf e L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri, oggi vi parliamo del restauro frutto della collaborazione tra il Museum of Modern Art di New York e la Film Foundation di Martin Scorsese de La trovatella, commedia di John Ford del 1931.

Considerato più di altri il padre del western e il più prolifico regista di genere mai esistito, la sterminata filmografia di Ford comprende anche titoli che ne dimostrano la grandezza non solo quando si tratta di fotografare cow-boy e cavalli. Non è un caso che le quattro statuette vinte in carriera, se tralasciamo quelle per i documentari, siano arrivate per commedie (Un uomo tranquillo) o drammi (Il traditore, Furore, Com’era verde la mia valle). La trovatella non ebbe nessuna nomination e non è un western, ma si tratta ugualmente di una piccola grande perla.

MacMillan Forester è uno scrittore di romanzi a sfondo sociale e cerca ispirazione in un tribunale dove vengono portate le persone che hanno commesso reati di poco conto e vengono processate immediatamente. Qui rimane affascinato da una giovane ragazza accusata di non aver pagato una cena al ristorante e decide di portarla a casa con sé per costruire un personaggio con le sue fattezze, i suoi gesti e comportamenti. Dapprima la trovatella, confondendo gratitudine con amore, s’invaghisce dello scrittore, quando però le forti diversità verranno a galla si renderà conto dell’errore e impartirà una genuina lezione di vita a MacMillan.

Leggero, divertente, ma allo stesso tempo capace di dare spessore alla vicenda, La trovatella dipinge la superficialità di un’alta società infantile e capricciosa, che non può far altro che apprendere la realtà da una ragazzina, la quale ne è venuta a conoscenza molto presto. Per contro Ford sceglie di non condannare totalmente la famiglia tramite la figura del fratello Steve, pecora nera e rinnegato, spesso ubriaco, tormentato dalle insidie della vita e più interessato a un’esistenza semplice, serena e frugale, che agli sfarzi di ville e yatch. Prima di chiudersi nella vasta tenuta di MacMillan, il film presenta toni cupi e tagli fotografici da cinema espressionista tedesco, per poi assumere gli stilemi della commedia frizzante grazie all’estro della protagonista Sally O’Neil e all’estrema caricatura di personaggi stereotipati.

Dialogando con Peter Bogdanovich, Ford ricordò: «Questo era uno di quei maledettissimi film che ti venivano assegnati, ma c’era una scena di botte tra le due donne, che diventò un litigio vero: non si potevano soffrire e arrivarono alla zuffa. Io stavo per fermarle, ma poi mi dissi: che vadano al diavolo, facciamole continuare, tanto nessuna delle due si farà troppo male. Si tirarono i capelli e si picchiarono forte: non facevano finta per niente. Fu molto divertente».

Grazie al restauro anche l’unico film sonoro di Ford che mancava all’appello potrà essere visionato in questa ottima veste.

Stefano Careddu