Cinefilia Ritrovata sta seguendo Venezia Classici, sezione dedicata al grande cinema del passato all’interno della 73ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La rassegna annovera molteplici titoli celebri del panorama italiano e occidentale in genere, ma ieri ha aperto con l’iraniano The Nights of Zayandeh-rood di Mohsen Makhmalbaf.
Recuperato e recentemente restaurato, vide le sale solamente una volta, in occasione del festival di Farji in Iran, nel 1990. Già tagliato di 25 minuti dalla censura, in seguito alla proiezione festivaliera ne furono eliminati altri 12 dalla versione originale. Dopo tali vicissitudini, ormai divenuto celebre in patria, fu in ogni modo osteggiato dai media, proibito dalle autorità e Makhmalbaf arrestato e torchiato dalla polizia segreta. The Nights of Zayandeh-rood arriva a noi ben 26 anni dopo aver visto la luce, grazie al furto del negativo dagli archivi dei censori, secondo modalità che il regista ovviamente non può rendere pubbliche. Il restauro è avvenuto a Londra, sulla versione mutilata, lunga 63 minuti, che però stando alle parole di Makhmalbaf stesso «manteneva indenni storia e struttura principale».
Sullo sfondo della vicenda c’è un Iran di qualche anno precedente alla Rivoluzione islamica: un professore di antropologia è malvisto dal regime monarchico per le teorie esposte durante le sue lezioni. Ha un incidente, dal quale ne esce costretto su sedia a rotelle e finisce per sviluppare un’acuta forma di misantropia. Ad accudirlo ci pensa la figlia, in cerca di marito, indecisa tra un ragazzo di cui era innamorata tempo addietro e un povero incidentato, costretto in carrozzina che trova speranza e forza solamente nell’amore per lei. Il padre non accetta questa seconda opzione, vorrebbe per la figlia qualcosa di diverso da un uomo che versa nella sua medesima condizione e lo ribadisce con forza. La figlia, per contro, non riesce a dimenticare quanto il suo amore sia importante per la riabilitazione del ragazzo e opterà per illudere lo stesso, cosicché possa trovare la forza di rimettersi in piedi.
The Nights of Zayandeh-rood pone in rilievo l’orribile e triste futuro verso il quale il governo islamico avrebbe portato il popolo iraniano, trasformando una ristretta realtà comunitaria in metafora di una dimensione nazionale sessista, autoritaria e opprimente. «Un film forte, audace e toccante», per dirlo con le parole del direttore del festival Alberto Barbera, che ha introdotto la proiezione assieme a Makhmalbaf. Il quale ha definito la sua opera come «un figlio al quale mancano braccia e gambe, ma che è pur sempre vivo e ritrovato dopo ben 26 anni», dedicando la proiezione, tra gli altri, ad Abbas Kiarostami. In ultimo il regista ha ringraziato Barbera per avergli dato la possibilità di far rivivere il film in un ambiente autorevole come la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E in coda lo ringraziamo anche noi.
Stefano Careddu