Cinefilia Ritrovata ha seguito Venezia Classici, sezione dedicata al grande cinema del passato all’interno della 73ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (potete leggere gli articoli precedenti qui). Giunti all’ultimo giorno di questa edizione ci troviamo in fronte a XX secolo, screwball comedy firmata Howard Hawks, maestro del cinema tutto, autore poliedrico che ha sperimentato e spaziato tra i generi: il gangster con Scarface – Lo sfregiato, il western con Il fiume rosso, il noir con Il grande sonno e la commedia con La signora del venerdì e, tra gli altri, questo gioiellino datato 1934.  Il restauro proposto alla Mostra è firmato Sony Pictures.

Oscar Jaffe è un impresario di Broadway, nevrotico ed egocentrico, persona assai volubile. Un giorno scopre una talentosa attrice dilettante, la commessa Mildred Plotka, e sottoponendola a dure prove la trasforma in una diva del palcoscenico, cambiandole il nome in Lily Garland. Dopo una serie di successi, Lily si stanca del loro rapporto burrascoso e del comportamento offensivo di Oscar, così, attratta dal fascino di Hollywood, abbandona Broadway mandando in crisi la carriera dell’impresario. Ma la soluzione si ripropone in un luogo inatteso: su un treno che collega la costa pacifica a quella atlantica oltre all’impresario viaggia anche la bella Lily, di ritorno nella Grande mela, intenzionata a calcare nuovamente i palchi ma sotto la guida di un autore inviso a Oscar.

Hawks, grazie a una grande consapevolezza e un deciso virtuosismo del mezzo, si dimostra ottimo direttore d’orchestra nel dirigere due mostri sacri della recitazione: John Barrymore e Carole Lombard. La prima parte di XX secolo pone le basi per uno sviluppo esilarante nel momento in cui si sale sul lussuoso treno che dà il titolo al film: in questo luogo di passaggio, da cui non si può scendere e in cui i personaggi si rincorrono, gli eventi si susseguono senza tregua, e il divertimento è assicurato: ci sono dei momenti in cui non si ha il tempo di terminare la risata per una gag che già ci si spancia per quella successiva, grazie ad un ottimo equilibrio tra la commedia sofisticata e quel genere divenuto celebre nel cinema muto (dove Hawks esordì con una filmografia piuttosto prolifica) che è la slapstick comedy.

Centrale il tema dello scontro tra uomo e donna di estrazione sociale differente in un momento storico delicato per la società americana. Individui dunque con abitudini e necessità diverse che finiscono inevitabilmente per avere relazioni intense, romperle e riprenderle, proprio a causa di queste differenze di fondo che infine risultano superabili. La frenesia e il caos visti sul grande schermo simboleggiano la condizione caotica e incerta in cui gli Stati Uniti versano dopo il 1929. Un film d’attori, di grandi attori che però non avrebbe potuto raggiungere questo livello senza un regista di tale finezza.

Nonostante le critiche dei Cahiers du Cinema che tacciavano il cinema americano classico di essere troppo impersonale, di nascondere la presenza del mezzo, in questo caso sembra che proprio questa capacità di Hawks di agire sottocoperta e veicolare l’attenzione a suo piacimento sia la reale potenza dell’opera. Tratto da una pièce di Charles MacArthur e Ben Hecht, che ne cureranno anche la sceneggiatura, XX secolo sprizza qualità da ogni settore produttivo e, di fatto, dà il via, assieme ad Accadde una notte di Frank Capra, alla screwball comedy, rimanendone uno dei titoli più riusciti di sempre.

Stefano Careddu