Durante Visioni Italiane, all’interno della sezione Visioni Doc, trova spazio Il Toro di Wall Street di Nello Correale, opera datata 2014  che presenta al pubblico la singolare figura di Arturo Di Modica. Se molti conoscono la statua taurina che da decenni domina il Bowling Green di New York, ormai divenuta meta obbligata per turisti, in pochi sanno che il suo autore è un siciliano naturalizzato americano, che ha posizionato personalmente l’opera davanti alla Borsa della Grande mela nel 1989.

Per ricostruire le vicende relative a costruzione e collocazione del Charging Bull, Correale chiama in causa lo stesso Di Modica, capace di strappare al pubblico più di un sorriso con le sue maniere genuine. La storia del Toro, centrale nella prima parte del film, lascia poi spazio ad una ricostruzione delle principali tappe del percorso artistico dello scultore. Abbandonata la città natale di Vittoria per Firenze, Di Modica parte poi alla volta degli Stati Uniti, dove costruirà uno studio a Soho con le sue mani, trasportando le travi di legno necessarie per l’edificio notte dopo notte. Con il Toro lo scultore acquista fama mondiale: il governo cinese arriva a commissionargli una statua analoga per la Borsa di Shanghai (ultimata e collocata nel 2010) e attualmente sta lavorando ai Cavalli dell’Ippari, la scultura equestre più grande al mondo.

Il film di Correale trova il suo punto forte nella personalità di Di Modica, che riesce a coinvolgere lo spettatore con i suoi racconti e il suo carisma, accompagnandolo in un viaggio tra Italia e America alla scoperta della propria opera. Discutibile si mostra invece l’organizzazione del girato: il tempo è gestito con libertà estrema, facendo oscillare lo spettatore tra 1989, 1970 e futuro prossimo, sfuggendo ad ogni tentazione di linearità. Interviste ad amici e collaboratori, insieme a inserti d’archivio ed effetti di post produzione, contribuiscono a sminuzzare ulteriormente la narrazione, diluendo ulteriormente un discorso già di per sé poco sistematico.

La possibilità di costruire una panoramica completa su Di Modica e le sue sculture cede il passo davanti ad un agglomerato di girato spontaneo, capace di offrirci un ritratto godibile ma privo di alcuni particolari che sarebbero risultati interessanti – uno su tutti: la provenienza dei 360.000 dollari necessari per la costruzione del Charging Bull. Tale caratteristica fa de Il Toro di Wall Street un’opera leggera, capace di introdurre lo spettatore ad uno dei più grandi scultori contemporanei mantenendosi però sempre sulla superficie del ritratto.

Gregorio Zanacchi Nuti