Nella giornata d’apertura della ventiduesima edizione di Visioni Italiane, dopo l’omaggio a Matteo Garrone, il quale cominciò la propria carriera cinematografica nel 1996 proprio da questa vetrina, si parte con Visioni Doc, la sezione documentari: Marcella Piccinini disegna i tratti di Joyce Lussu, al secolo Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, poetessa, scrittrice e partigiana italiana.

«Fin da piccola i miei genitori avevano insegnato, sia a me che ai miei fratelli, che la nostra casa non era soltanto il pezzetto di terra dove abitavamo, ma l’intero pianeta era la nostra casa e nel contempo la casa di tutti, così ho pensato fosse bello e intelligente conoscere la mia casa e i miei coinquilini».

Queste parole scritte da Lussu sono, secondo Piccinini, simboliche per descrivere la sua vita, la sua conoscenza del mondo, la sua voglia di scoprirlo e amarlo. Il suo esserne cittadina. Bolognese d’adozione, Piccinini pensa La mia casa e i miei coinquilini – Il lungo viaggio di Joyce Lussu a partire da un’intervista che Marco Bellocchio (di cui fu costumista e scenografa sul set di Sorelle Mai) fece alla poetessa, durante la quale si confrontarono su svariate tematiche, come la Resistenza, la Seconda guerra mondiale e la colonizzazione. La regista ne utilizza alcuni frammenti per raccontare la storia di una grande donna che fece dei propri ideali una ragione di vita, del bene comune una priorità rispetto a quello personale e familiare.

Il racconto comincia quando Joyce, entrata a far parte della brigata partigiana Giustizia e Libertà, incontra Emilio Lussu, il famigerato Mister Mill, al quale deve recapitare un messaggio segreto. I due si innamoreranno, si sposeranno (secondo rito civile), avranno un figlio e staranno assieme fino alla di lui morte nel 1975. Pur amandolo visceralmente, Joyce non si accontentò di vivere all’ombra del marito, missione non semplice considerato lo spessore dell’uomo: ufficiale durante la Grande guerra (esperienza che ispirò il suo romanzo Un anno sull’Altipiano, dal quale Francesco Rosi trasse il film Uomini contro), fondatore del Partito Sardo d’Azione, deputato, partigiano e ministro della Repubblica.

Eppure un grande carisma le permise di crearsi un’identità: lottò per l’emancipazione femminile, si espose per creare coscienza di classe in madri di famiglia considerate non all’altezza – ma che non se ne occupavano solamente perché confinate, per cultura, al focolare domestico – e girò il mondo, intrattenendo rapporti umani e professionali con intellettuali e poeti straordinari, seppur quasi sconosciuti in occidente. Questi ultimi abitavano tremende realtà autoritarie, costretti per anni in prigioni, accusati di dissidenza, privati di carta e matita. Ma il loro amore per la cultura andava oltre ogni sopruso e creava energia, similmente a quello che significò il Canto di Ulisse per Primo Levi ad Auschwitz.

Piccinini sembra innamorarsi del personaggio che dipinge, comprende di non dover essere invadente e con delicatezza si lascia trasportare dalle parole di Lussu (recitate in voice over dall’attrice Maya Sansa), evitando quegli elementi classici del documentario che avrebbero allontanato il film dalla poeticità intrinseca appartenente alle opere della scrittrice.

Stefano Careddu