In concorso al festival Visioni Italiane per la categoria Visioni Doc e Visioni Ambientali, ieri è stato presentato il documentario Unlearning di Lucio Basadonne. Protagonista è lo stesso Lucio che in accordo con la moglie Anna decidono di partire, insieme alla figlia Gaia, alla scoperta di ecovillaggi, comunità e famiglie itineranti per conoscere e sperimentare nuovi stili di vita, utilizzando come sola moneta di scambio il baratto. Obiettivo del progetto è mostrare la vita di quelle persone che hanno avuto il coraggio di uscire dagli schemi, da quella che viene considerata la “normalità”, per perseguire un proprio ideale di vita, in perfetta comunione con la natura e lontani dalla routine cittadina, dai rigidi schemi che essa impone e dalla società consumistica.

Il viaggio della famiglia Basadonne ha inizio: tra autostop e BlaBlaCar percorrono circa 6000 km su e giù per l’Italia, trovando accoglienza presso svariate comunità che in cambio di vitto e alloggio chiedono un contributo lavorativo, come aiutare a coltivare i campi, tagliare la legna e pascolare gli animali. Con occhio curioso e ironico ci vengono mostrate svariate realtà anticonvenzionali, dall’autosufficienza all’homeschooling (apprendimento al di fuori di un sistema scolastico), dagli ecovillaggi al cohousing (insediamenti abitativi composti da alloggi privati e dotati di aree comuni per una vita in condivisione).

Non mancano le contraddizioni in essere di questi stili di vita, come ad esempio Roland di Graz che, non volendo entrare nel ciclo produttivo della società, va a raccogliere gli scarti dai supermercati, però lo fa guidando l’auto; oppure la comunità in Sicilia Ciumara Ranni che vive in ecosostenibilità perseguendo l’indipendenza energetica, ma per farlo utilizza pannelli solari prodotti in Cina da mano d’opera minorile sotto sfruttamento. Molto umanamente queste contraddizioni sono ammesse e mostrano quanto in realtà sia molto difficile prendere totalmente le distanze dalla società capitalistica. Tale ammissione costituisce una parte fondamentale del documentario poiché, di fatto, nessuno ha la pretesa di essere nel giusto. Tuttavia queste persone, pur con le loro incoerenze, hanno avuto il coraggio di fare scelte che spesso molti non hanno l’ardire di fare perché vivere nella propria zona comfort è più rassicurante che sperimentare nuovi modi di vita.

Unlearning non vuole dare risposte perché in fin dei conti nessuno le ha, vuole solo mostrare proposte; persone che hanno cercato il proprio spazio nel mondo trovando il coraggio di seguire ciò che ritenevano più giusto per cercare di dare una vita migliore ai propri figli. Gente che sta facendo un proprio percorso perseguendo davvero quelli che sono i loro ideali e cercando così di dimostrare che un’alternativa al modello cosiddetto “normale” esiste ed è realizzabile.

Come giustamente Basadonne afferma, Unlearning è «un invito alla gentile disobbedienza, una proposta per tutte le famiglie stanche della propria vita ripetitiva che da sempre si chiedono se un’altra vita è possibile».

Valentina Ceccarani