Comincia con una recensione in anteprima la copertura critica che Cinefilia Ritrovata dedicherà al festival Visioni Italiane, giunto alla XXI edizione, in corso a Bologna dal 25 febbraio al 1 marzo. Ogni giorno offriremo approfondimenti sui film in programma. Contemporaneamente, ricordiamo ai lettori che sul sito del festival, si potranno leggere altri materiali e soprattutto interviste, a cominciare da quella con i registi di Le radici dei sogni, che recensiamo a seguire.

Il documentario Le radici dei sogni. Emilia-Romagna tra cinema e paesaggio di Dario Zanasi e Francesca Zerbetto, voluto dalla Regione Emilia Romagna e co-prodotto da Fondazione Cineteca di Bologna e Maxman coop, apre il festival. Il film si interroga sul ruolo fondamentale che questa regione ha avuto nella storia del cinema italiano, sia per aver dato i natali a tanti illustri e diversi cineasti, sia perché il suo paesaggio ha ispirato importanti autori nati altrove. Lo fa attraverso le parole dei protagonisti, autori ed esperti di cinema legati in maniera differente a questa terra, cercando un equilibrio tra opere del passato e opere recenti.

Pur avendo un obiettivo didascalico, il documentario affascina attraverso immagini indimenticabili, attori amati, interviste non scontate, poesie che accompagnano la narrazione, film che ancora fanno sobbalzare il cuore. Molte le scene tratte da lungometraggi che hanno fatto la storia del cinema italiano. Il partigiano trascinato dalle acque del Po nell’episodio di Paisà di Rossellini; la meravigliosa Claudia Cardinale nella Parma gentilizia, poi indifesa sulla spiaggia di Rimini ne La ragazza con la valigia; il tenebroso e mai così fascinoso Alain Delon di La prima notte di quiete in una nebbiosa Rimini.

Molti i registi che hanno portato il loro cinema in tutto il mondo. Bertolucci e Antonioni, ovviamente, nati in regione; o Visconti, che ha scelto le atmosfere della bassa padana per girare Ossessione, film che ha dato l’avvio al rinnovamento del cinema italiano. Fellini non ha mai girato nella natia Emilia Romagna se non una scena del film Roma, riuscendo però a restituire negli studi di Cinecittà un’immagine ancor più vera e vivida della sua Rimini. Pasolini riteneva Bologna, sua città natale, la più bella dopo Venezia e qui girò una piccola parte di Edipo Re. Carlo Mazzacurati aveva una passione smisurata per il grande fiume, e ha girato vicino al delta del Po Notte italiana; Pupi Avati, nato e vissuto nella sua giovinezza a Bologna e poi trasferitosi a Roma, ha ambientato la maggior parte dei suoi film nel capoluogo emiliano e nella sua collina verde e suggestiva. Bellocchio, terminati gli studi al Centro Sperimentale di Roma, tornò in Emilia per girare Pugni in tasca, che inaugurò la nouvelle vague italiana; il più giovane tra questi è Giorgio Diritti, che ha raccontato ne L’uomo che verrà, la strage di Marzabotto.

Per finire, senza esaurire l’elenco, tra gli stranieri, Julien Duvivier che girando nei luoghi originali le storie di Don Camillo, ha saputo restituire in immagini l’ironica e fresca scrittura di Giovanni Guareschi.

 

Marcella Natale