Dal Profondo di Valentina Pedicini

Gli spettatori di Visioni italiane 2014 questo giovedì avranno l’occasione di farsi un’idea dei giovani talenti cinematografici sardi. La sezione inedita di quest’edizione è dedicata, appunto, alle Visioni Sarde, sorta di focus indirizzato a una determinata produzione regionale, che il Festival ha ritenuto degna di essere raccolta in una piccola antologia e raccontata al pubblico. Si tratta di un saporito assaggio di una cinematografia che sembrerebbe mostrare alcuni denominatori comuni. Uno sguardo che si sofferma molto sul paesaggio, che soppesa il tempo e che ritrae una della natura selvaggia incline a sfidare la presenza dell’uomo – come si è visto anche di recente.
Montagne, pietre, campi riarsi, sole e mare, sono insieme simbolo di durezza e calore, ingredienti fondanti di un’identità forte, radicata nella terra e nella sua gente, come accade nel più spensierato dei corti della serata: “Buio” di Jacopo Cullin e Joe Bastardi. Al tempo stesso gli elementi naturali vengono usati in chiave espressionista e spinti fino ad atmosfere gotiche per raccontare in modo figurato come l’identità collettiva sia a volte capace di schiacciare il singolo e mistificare la realtà quando si piega alle credenze e all’ordine costituito. Sono questi i sentimenti che attraversano il corto animato “Bella di notte” di Paolo Zucca, incentrato, a partire da un racconto di D.H.Lawrence, sulla leggenda della mitica figura delle “accabadore”, il cui ruolo di utilità antropologica è stato messo ai margini dalla società modernizzata.
Il senso di oppressione causato dai dogmi e dall’omertà sociale lo ritroviamo anche nel provocatorio “Un atto di dolore” di Joe Bastardi, amara indagine sulla pedofilia portata avanti da un prete, una ricerca che farà vacillare le sue certezze. Ma se in queste storie la risposta a chi cerca la verità è quasi sempre una porta in faccia, un moto di chiusura e di ritorno all’atteggiamento conservativo di una cultura isolana e isolata, fra queste Visioni ci sono anche racconti di pezzi di mondo che arrivano fino in Sardegna e si integrano nella realtà locale tenendosi addosso la propria storia e tuttavia svelandoci gli aspetti di una modernità inaspettata, come “070”, un doc di Ugo D’Eramo e Alessandro Stabilini su un kebabbaro tunisino, la sua pizzeria e il suo apprendista sardo a cui dà lavoro, oppure “Jovid” di Silvia Perra, racconto della giornata di un ragazzo afgano immigrato a Cagliari.
A completare questa poetica regionale, due cronache quotidiane costituite da dolorosi paesaggi, stavolta non più fisici, ma dell’anima: da un lato, il corto di Salvatore Mereu “La vita adesso” su un padre malato di Alzheimer e suo figlio, alle prese con il tragico peggioramento della malattia; dall’altro, il documentario “Dal prodondo” di Valentina Pedicini, la cui felice mano guida la cinepresa fin dentro le viscere della terra sarda, seguendo passo passo nella discesa agli inferi l’unica donna minatrice di Italia. Eco di questa rocciosa frugalità esistenziale, marchio di un popolo orgoglioso, la ritroveremo poi in seconda serata nel corto “Transumanza” di Mereu per la categoria Visioni Italiane.