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“Un’altra vita – Mug” e l’identità sfigurata del cattolicesimo polacco
L’intera opera è percorsa dal leit motiv dell’incomunicabilità. Nella campana di vetro delle grette convinzioni, chi parla una lingua diversa non viene capito, chi appartiene a una classe sociale differente viene escluso, persino in famiglia chi ambisce a una vita diversa (e migliore) è considerato un outsider da disconoscere. Come un moderno Frankenstein, l’essere mostruoso diviene strumento di pericolosa conoscenza: lo rende un monito di ciò che la società è e potrebbe diventare. Libero dalle sovrastrutture sociali è potente filtro in grado di squarciare le maschere pirandelliane e rivelare l’erosione del perbenismo religioso – sedotto dalla sessualità torbida – della politica corrotta, delle ideologie ormai tramontate. Sulle macerie di un nazionalismo stantio, per salvarsi dal declino etico identitario, non resta che andarsene.