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Lo splendore di “Gigi” di Minnelli

Sin dalla prima sequenza vengono messi in evidenza tutti gli elementi fondamentali dell’opera, sia per quanto riguarda i temi sviluppati dalla trama (il passaggio dall’infanzia all’età adulta, l’amore, il matrimonio) sia per ciò che attiene alla forma specifica del film: lo sguardo in macchina e il coinvolgimento degli spettatori richiamano l’attenzione sull’ars affabulatoria propria del cinema; il canto ci rende consapevoli di essere entrati nel genere musical; la macchina da presa sempre in movimento (specialmente in carrellate laterali) ci invita a seguire i personaggi nelle loro vicende. A colpire è soprattutto l’aspetto tecnico-formale a colpire, sebbene anche la sceneggiatura (tratta da un racconto di Colette del 1944 e vincitrice di un Oscar) offra momenti brillanti e divertenti.

“Meet Me in St. Louis” is always as cool as a cucumber

Released on Thanksgiving day in 1944, Meet me in St Louis tells the happenings in the eventful year of a well-set middle-class family in a bright, residential corner of Missouri. It could be easy to tell this story through the songs that made it part of musical history, which are the kind we know even before knowing where they’re from. Somehow, it makes us feel at home. Together with this look at the future, we also notice glimpses of the 1800s, with a shot which is an almost exact replica of Renoir’s Jeunes filles au piano. All of this abundance of details of mixed origins is coherent to the story. Costume design, together with home décor, makes the mood a bit more colorful than what an exact reproduction of 1903 fashion would look like, borrowing cuts, lengts and prints from the ‘40s. 

Un incubo a colori: la musica di “Incontriamoci a St. Louis”

Riunendo musical e melodramma, due forme espressive a lui care (basti pensare alle atmosfere del successivo Qualcuno verrà), Minnelli, qui al suo terzo film, palesa l’intenzione di rappresentare un vero e proprio incubo made in Hollywood con uno stile sovversivo e atipico. Un’operazione che può essere sintetizzata anche dalle parole di Franco La Polla: “In fondo non credo che Hollywood sia stata la fabbrica dei sogni che tutti dicono. Si trattava piuttosto di incubi, solo che tra un incubo reale e uno fantasmatico era sempre preferibile il secondo”. Infatti, nonostante l’happy ending, Incontriamoci a Saint Louis non riesce ad esorcizzare l’angoscia post-traumatica del proprio incubo.

 

Cinema Ritrovato 2017: “A casa dopo l’uragano”

Molti, troppi film della cosiddetta “Vecchia Hollywood” hanno più volte raccontato lo stesso tipo di trama con lo stesso tipo di personaggi. Troppe volte abbiamo dovuto vedere e rivedere le stesse battute, gli stessi attori interpretare gli stessi personaggi, che cambiavano di film in film, di genere in genere restando però sempre uguali. Primo fra tutti spicca in questo tipico schema di personaggi l’eroe forte, arguto, ironico, intelligente, probabilmente invulnerabile e soprattutto, la cosa più importante, maschio, non nel senso del sesso, ma del comportamento e del portamento fiero, orgoglioso e superiore, a cui è concesso tutto e lamentato niente.