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“In a Lonely Place”: un luogo dell’anima

Nicholas Ray, grazie alla superba interpretazione di Humphrey Bogart, mette in scena un personaggio ambiguo, del quale lo spettatore non saprà mai nulla fino in fondo, se non un’innata brutalità. Dixon è un personaggio in cerca di una stabilità risolutiva che però gli è costitutivamente preclusa. Non si tratta di un uomo alla ricerca di un’identità – che è invece ben definita, seppure scissa e anormale, tipica di chi soffre di un disturbo psicologico – bensì alla ricerca di una stabilità esterna capace di arginare i suoi feroci squilibri e di alleviare dolori ignoti di un ego violento. In a Lonely Place è un luogo dell’anima, dove ci si ritrova a fare i conti con se stessi, con i propri dubbi, i timori e le incertezze. 

“L’île de Mai”, un documento per il Cinema del ’68

L’île de Mai di Jacques Kébadian e Michel Andrieu è un vero e proprio documento storico, unico e straordinario, frutto di un cinema inteso come “arma della cultura”. Utilizzando come fonti autentiche filmati amatoriali di giovani cineasti, coinvolti fisicamente negli scontri, a faccia a faccia con la polizia militare, i due registi sono riusciti a creare un film di inestimabile valore storico e sociale. Dall’occupazione della Sorbonne avvenuta il 6 maggio del 1968, passando per le sequenze che immortalano le brasserie in fiamme, dalla violenza inaudita della CRS (la polizia di stato) nel quartiere latino, fino alle immagini degli scioperi dei lavoratori nelle fabbriche parigine, il documentario raccoglie trasversalmente una serie di testimonianze eccezionali di persone e di luoghi comuni – e proprio per questo storici – capaci di evocare, a cinquant’anni di distanza, nuove considerazioni sull’anno delle contestazioni.

 

“Cannes 68. Révolution au Palais”, le voci nel cinema

È un documentario necessario, quello di Jérome Wybon, che raccoglie le voci – di allora e di ora – di una parte dei protagonisti di Cannes ’68, di critici e di accademici. Ma più che una Révolution au Palais unanimemente condivisa, quello che emerge dalle testimonianze e dai filmati sono i dubbi, gli scontri interni, le divergenze che c’erano tra gli operatori e gli addetti ai lavori dell’industria cinematografica presenti al festival in quei giorni. Passata alla storia un po’ come folclore, un po’ come pagliacciata, Cannes ’68 pare essersi poi rivelata la vera miccia del sessantotto francese. È a partire dalle marce di protesta del febbraio dello stesso anno, con la rimozione di Henri Langlois come direttore del festival, che iniziano le manifestazioni dei cineasti della nouvelle vague, con Godard e Truffaut in testa.