La commedia degli equivoci Ball im Savoy di Stefan Székely è tratta dall’operetta di Paul Abraham (libretto di Alfred Grünwald e Fritz Löhner-Beda). I titoli di testa curati con immagini facenti riferimento alla trama - andrebbero rivisti per essere compresi meglio dopo la visione - precedono un bambino che annuncia l’opera e fa sentire lo spettatore davanti ad un palcoscenico. Infatti poco dopo da una porta girevole inizieranno a sfilare i protagonisti del film che si inchinano e si fanno conoscere dal pubblico.

Anita Henning, interpretata dalla grande diva Gitta Alpár, è una cantante famosa in tutto il mondo, abituata al lusso e allo sfarzo, ma alla ricerca del grande amore. Mentre si sta preparando per il ballo decide di affacciarsi al balcone della sua camera d’albergo, dove però le scivola la pelliccia di cincillà, che cade vicino al barone André von Wollheim (Hans Járay). Lui, affascinato dai capelli dorati e dalla voce angelica della donna, decide di riportargliela personalmente.

La cantante però lo scambia per un cameriere e da lì per il barone non ci sarà pace. Anita infatti continua a dubitare di lui per il resto del film, dapprima lo accusa di averle sottratto il bel ciondolo che stava indossando e successivamente di furto d’identità. Lui ogni volta, divertito e rassegnato, è costretto a dimostrarle che si tratta solo equivoci e buffi fraintendimenti e la narrazione procede così fino al lieto fine.

Gli altri due protagonisti dell’operetta sono Birowitsch, il segretario impacciato e bizzarro della cantante, interpretato da Felix Bressart, e Mary von Wollheim, eccentrica compositrice, nipote del barone, che spera di diventare famosa. I due ovviamente sono destinati l’un l’altro, tanto da capirsi fra di loro, ma portando gli altri a isolarli per non avere un esaurimento nervoso. Un po’ come se ci fossero due Groucho Marx che bisticciano amorevolmente fra loro.

I numeri musicali di Ball im Savoy sono la principale attrazione, non solo narrativamente, ma anche in termini stilistici, e questo lo si deve alle straordinarie coreografie viste dall’alto, probabilmente influenzate da Busby Berkeley. La trama procede in maniera spigliata e disinvolta, un po’ come la macchina da presa che sembra inseguire i suoi protagonisti nella loro contagiosa frenesia.

Ball im Savoy venne girato nel 1934 negli studi cinematografici di Budapest e distribuito un anno dopo nelle sale. Il cast del film comprendeva sia ebrei tedeschi sia ebrei di origine ungherese, siamo però negli anni dell’esilio tedesco, e quindi alcuni di loro fecero, in un certo senso, ritorno nella terra d’origine.