Il dopoguerra e la ricostruzione rivivono nella massiccia figura di Dozza, il “Sindaco della Liberazione” a cavalcioni del muro dell’area del gasometro in attesa del passaggio del Giro d’Italia, ritratto nel 1952 da Aldo Ferrari assieme a Togliatti in occasione della Befana dei Vigili Urbani o a cena con Gino Cervi. La presenza dell’attore diviene un pretesto per una sfilata di celebrità, da Federico Fellini e Giulietta Masina alla prima bolognese del film La strada ad Alfred Hitchcock in visita al Museo Archeologico nel 1960 in uno scatto di Walter Breveglieri solo per citarne alcuni, artisti di passaggio in città come Sophia Loren in occasione del terzo Rally del Cinema, quell’anno vinto da Alberto Sordi.

Ancora Breveglieri con un’istantanea di Giorgio Morandi e sorella in Piazza Santo Stefano, il celebre artista locale introduce alcune fotografie esplicitamente bolognesi (fatta eccezione per i ritratti di scolari tra i banchi che sembrano usciti da un disegno di Lorenzo Viani) di Aldo Ferrari, Enrico Pasquali e Nino Migliori; un breve excursus sulla lontana vittoria del settimo scudetto da parte del Bologna per poi passare al corridoio delle Bolognesi. Qui si trovano le gigantografie dei ritratti realizzati da Antonio Masotti e raccolti in un volume dal titolo Le Bolognesi pubblicato nel 1963 al quale collabora Riccardo Bacchelli. Tra gli sguardi e i volti incorniciati dai portici si distingue una fumosa Laura Betti su fondo nero. Sempre di Masotti sono le fotografie eseguite durante la performance Intellettuale nel 1975 alla GAM nella quale Pier Paolo Pasolini offre agli spettatori il proprio corpo come schermo sul quale proiettare Il Vangelo secondo Matteo.

Pasolini lo ritroviamo, forse non tutti lo avranno notato, ritratto insieme a Luciano Serra e Francesco Leonetti mimetizzato nella serie degli “scattini”, professionisti dallo scatto veloce che immortalavano il passeggio lungo le strade, pronti a lasciare il biglietto da visita a chi volesse passare a ritirare le foto.

Proseguendo nell’esposizione, che rispetta un rigoroso percorso cronologico, qualcuno sembra mancare all’appello, pur apprezzando l’accurata scelta delle immagini ci si accorge che non sempre i principali avvenimenti e protagonisti della vita culturale di questa città sono riusciti ad avere un meritato rilievo, lo stesso vale per questo articolo che vorrebbe spendere qualche parola per tutti ma è costretto a compiere dei drastici tagli a scapito di tante piccole e grandi storie. Non manca invece Kenzo Tange di fronte al plastico che ridisegnava parte dell’assetto urbanistico della città, suoi gli edifici del Fiera District. Segue il video girato nel 1969 dal cineamatore Eros Parmeggiani che ripercorre la Tangenziale, poco dopo l’inaugurazione, soffermandosi sugli insediamenti urbani e agricoli lungo il tragitto.

Frank Zappa, Keith Jarrett, Miles Davis e Patti Smith sono solo alcuni dei nomi che si alternano sui palchi bolognesi facendo da contraltare a una ricca scena musicale autoctona formata da Francesco Guccini (qui ritratto da Roberto Serra all’Osteria delle Dame), l’immancabile Lucio Dalla in una grottesca posa assieme al gigante Gus Binelli, gli Skiantos durante la Spaghetti Performance nel 1979 etc… Freak può essere una buona occasione per citare il DAMS, qui rievocato da Umberto Eco seduto a un tavolo nella trattoria Da Vito e da Francesca Alinovi nelle sale della Galleria d’arte moderna, ancora una volta un ritratto di Antonio Masotti anche lui legato al DAMS per essere stato assistente di Italo Zannier, e per chiudere in bellezza la parentesi damsiana Andrea Pazienza.

Seguono diverse immagini di Dario Fo al Palasport, va ricordato che in città aveva fondato la cooperativa teatrale Nuova Scena e aperto la sede bolognese del Circolo La Comune. Restando sulla scena ecco il Club 37 di Strada Maggiore (si riconosce l’allampanato Gianni Magni del gruppo milanese I Gufi) e l’arrivo sotto le Torri del Living Theatre nel 1969 con Julian Beck nell’Antigone di Sofocle, entrambe fotografie di Piero Casadei, autore anche di uno scatto in cui appare Marco Ferreri.

Alle testimonianze del '77 di Enrico Scuro è dedicata una sezione in cui scorrono cortei, slogan e assemblee mostrate in diverse occasioni nei mesi scorsi per le celebrazioni del Movimento. La lunga rassegna di personaggi più o meno noti prosegue con i singolari ritratti di Marco Caroli realizzati tra gli anni Settanta e Ottanta: Settepaltò e Gigi Lodi, il nostro Mister Universo, la venditrice di becchime e un Babbo Natale minaccioso in Piazza Maggiore assieme ad artisti come Magnus e un Bonvi in stile Sturmtruppen.

E infine nella sala circolare, dove certamente in tanti ricorderanno la ricostruzione delle vedute a 360° del Photorama Lumière, siamo coinvolti in un’immersione claustrofobica, nonostante l’ampiezza dello spazio, nell’orrore della strage della stazione di Bologna che per intensità si avvicina all’installazione del museo di Ustica (un’altra strage che mi sembra sia stata dimenticata in questa esposizione); usciti dal “Photorama”, l’eccezionale presenza di Carmelo Bene, figura luminosa ed evanescente sulla Torre Asinelli per l’anniversario della strage con la sua Lectura Dantis.

La solitaria fotografia di Luigi Ghirri, Bologna 1985, sublimazione poetica di una realtà per certi aspetti banale dal vago sapore hopperiano, riporta ai confronti del com’era/com’è suggeriti dalla mostra e stimolati nel visitatore, non solo in chi ha mosso i primi passi a Bologna e guarda esterrefatto il sindaco Dozza coccolare il leone Reno davanti alla propria scuola elementare. Questi documenti restituiscono una visione d’insieme di un luogo, oggi famoso, suo malgrado, più per il nascente turismo enogastronomico che per la bellezza e la singolarità dei suoi monumenti e della sua storia. È vero, non mancano la mortadella e la Loren, ma c’è anche altro.