Sulle montagne del Tirolo il giulivo Franz (Franz Eichberger) ha una brutta dipendenza: la caccia di frodo. La sua mira è impeccabile, molto meglio di quella del guardiacaccia che lo odia profondamente sia per il suo vizio, sia perché si contendono l’amore e la mano di Sanna (Maria Stolz), la figlia del tintore.
Arriva la Vigilia di Natale e Franz, che inizialmente voleva mantenere la sua promessa e smettere di cacciare, sente il richiamo dei daini e non riesce resistere: ne prende uno. Il guardiacaccia, confidando in questa sua mossa, si era però appostato, e i due si trovano così a duellare a colpi di fucile tra le montagne innevate. Franz cade e perde i sensi a causa di un colpo che lo ferisce lievemente, il guardiacaccia comprendendo la follia dei loro gesti scappa e cade in un burrone.
Chi però pagherà per la sua imprudenza è il giovane sopravvissuto: verrà giudicato innocente dal tribunale per mancanza di prove, tuttavia gli abitanti del paese sono convinti della sua colpevolezza. Così ad ogni Vigilia, per anni, gli uomini e i vecchi del villaggio sperano che, andando da lui e dicendogli in coro “Caino, dove hai lasciato Abele?”, Franz si dichiari colpevole. Il ragazzo spensierato ha ormai perso il suo sorriso allegro e neanche la moglie Sanna e i loro due bambini riescono ad aiutarlo.
Caino! (Bergkristall) di Harald Reinl è di un’importanza storica notevole perché è il primo adattamento di un testo di Adalbert Stifter, uno dei massimi scrittori in lingua tedesca del Diciannovesimo secolo. Come scrive Olaf Möller: “Stifter ebbe per molto tempo una cattiva reputazione tra gli intellettuali tedeschi perché i suoi scritti erano considerati sinonimo di meschinità e bigotteria, quintessenza del periodo verosimilmente più odiato della storia tedesca prima del Ventesimo secolo, il Biedermeier”.
Reinl mantiene la morale bigotta cattolica che aleggia nel romanzo breve e sembra insistere sull’idea che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e che questi possano addirittura far accadere miracoli. La perdita della fede del protagonista è il tema centrale del film, che vuole ingraziarsi un pubblico particolarmente religioso e alla ricerca di una redenzione cristiana, soprattutto a causa della situazione politica del secondo dopoguerra.
Reinl, che iniziò a lavorare nel cinema come assistente di Leni Riefenstahl, con Caino! costruisce un film molto semplice, dalle ambizioni realiste (nel film compaiono veri contadini, cacciatori e pastori di quelle montagne) e cerca di richiamare lo stile dei Bergfilme prodotti dal reparto documentaristico dell’Ufa. Infatti, rimangono memorabili alcune riprese in esterni come quelle girate sui Monti Kaiser e quelle al ghiacciaio Spannagel, incantevoli nella sequenza in cui i bambini, durante una Vigilia di Natale, vanno soli sui picchi ghiacciati per cercare Gesù. Le luci e gli sfavillii delle rocce gelate e della neve creano un’atmosfera incantata difficile da dimenticare.