Dopo i tragici eventi che hanno coinvolto la redazione di Charlie Hebdo in Francia, nelle scorse settimane la Cineteca di Bologna ha approfondito il dibattito sulla libertà d’espressione legata alla satira. Chiunque sia andato al Lumiere nelle ultime settimane avrà sicuramente visto precedere un qualunque film dal monologo finale di Charlie Chaplin tratto da Il grande dittatore, seguito dalla scritta “Je suis Charlie”. È triste constatare quanto quelle parole, al tempo monito per mettere in guardia l’umanità nei confronti di ogni estremismo di matrice reazionaria, siano state futili considerando la loro tremenda attualità. Ancora oggi esistono individui convinti che il loro credo e pensiero debba assurgere a legge universale, non si accettano discussioni, hanno bene in testa il mondo perfetto al quale dovremmo tutti tendere. Ecco perché se la prendono con la satira. Per un totalitarista niente è più umiliante di venir ridicolizzato, di veder trasformata la sua inquietante figura in fonte di ilarità. Temono la satira perché ci permette di ridere di loro.

La Cineteca ha dunque pensato di dedicare una rassegna a Charlie Hebdo, che per far ridere prendendo in giro qualunque tipo di potere è sempre stato in prima linea. Quattro i film scelti: Il grande dittatore di Charlie Chaplin, Il destino di Youssef Chahine, C’est dur d’être aimé par des cons di Daniel Leconte e Caricaturistes. Fantassins de la démocratie di Stéphanie Valloatto. Cinefilia Ritrovata è stata presente alla proiezione delle ultime due.

C’est dur d’être aimé par des cons di Daniel Leconte è un documentario che racconta del processo affrontato dalla redazione di Charlie Hebdo nel 2005, scaturito dalla denuncia da parte della comunità islamica francese per la pubblicazione delle famigerate vignette danesi su Maometto. Il titolo riprende una delle vignette, la quale vede Maometto affermare: “È dura essere amati da dei coglioni”, riferendosi ai terroristi. Il documentario segue tutte le tappe del processo, avanza cronologicamente saltando di testimonianza in testimonianza. Leconte riesce ad offrire un quadro d’insieme completo dei pensieri che animano le due fazioni. Risulta evidente di trattarsi non tanto di cronaca di un fatto isolato quanto di una riflessione sulle difficoltà che hanno le democrazie a contrastare l’avanzata dell’integralismo religioso. Alla fine tutto si risolve per il meglio e le accuse vengono respinte ma non si può fare a meno di domandarsi: era seriamente necessario un processo per stabilire quale delle due fazioni fosse nel torto?

Caricaturistes. Fantassins de la démocratie di Stéphanie Valloatto è un documentario molto più disteso rispetto a quello di Leconte. Non c’è il progredire di una vicenda a fare da sfondo ma solo i paesaggi delle diverse nazionalità dei vignettisti chiamati a condividere aneddoti e racconti sulla loro vita. Tunisia, Cina, Russia, Venezuela, Israele, Palestina. La censura colpisce la satira in ogni angolo del mondo ma i suoi alfieri non si fanno intimidire. L’intenzione di Valloatto è quella di contrastare l’odio tra civiltà dettato dai poteri forti con la fratellanza tra mondi diversi scaturita dalla condivisione di una particolare passione artistica. Laddove i fanatismi non fanno che dividerci ecco che lo scherno attraverso la satira ci unisce tutti. Perché per dirlo con le parole del vignettista Platu alla riunione di Cartooning for Peace: “La nostra lingua è l’immagine. Non è l’arabo, né il francese, né l’inglese. È l’immagine”.

Il successo reale di tale rassegna sarebbe decretato non tanto dal vedere le sale riempite da chi, come il sottoscritto, non può che essere d’accordo con le tesi sostenute dalle pellicole. Ma piuttosto da coloro che vorrebbero l’abolizione della libertà di parola in quanto inutile nel mondo perfetto che hanno in mente, dove a governare è l’ennesima razza eletta da Dio. Dimenticando che “nel Vangelo di San Luca è scritto: “il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo”, non di un solo uomo o di un gruppo di uomini ma di tutti gli uomini”. Lo diceva Chaplin più di settant’anni fa, cari fondamentalisti. Voi dove eravate?