In occasione delle celebrazioni felliniane, proseguiamo con la pubblicazione di alcuni estratti di articoli che scrittori, poeti e intellettuali hanno dedicato al Maestro e al suo cinema, contenuti nel fondo Calendoli. È la volta di Bernardino Zapponi di cui quest’anno cade il ventennale della scomparsa (Roma, 4 settembre 1927 - 11 febbraio 2000). Condivise con Fellini l’inizio della sua carriera in veste di umorista nella redazione del periodico Marc’Aurelio. Inventore di un nuovo linguaggio fortemente ironico che mescola sapientemente il registro comico-popolaresco con quello aulico e poetico della letteratura, produsse centinaia di testi per la radio, il teatro e la televisione. Sceneggiatore visionario con incursioni nel macabro e nel grottesco allacciò un perfetto sodalizio con Fellini alla fine degli anni Sessanta: Tre passi nel delirio (1968), Satyricon (1969), I clowns (1970), Roma (1972), Il Casanova (1976) e La città delle donne (1980).

Tra le trasposizioni cinematografiche del racconto di Edgard Allan Poe e del misterioso testo di Petronio, c’è questo straordinario documento prodotto dalla NBC, Fellini: A Director’s Notebook (Block-notes di un regista), in cui il Maestro per la prima volta si mette in scena mostrando divertito come lavora. In questo articolo, apparso sul ‘Corriere d’Informazione’ nell’aprile del 1969, Zapponi racconta di questo viaggio stralunato, testimone delle uniche scene girate del film mai realizzato Il viaggio di G. Mastorna.

 

Fellini in pollici

di Bernardino Zapponi

Mastorna discende dall'aereo e s'incammina titubante nella piazza. Lo vediamo di spalle; veste di nero e porta i capelli lunghi, come i musicisti dell'età romantica, o quelli del Corriere dei Piccoli. In una mano la valigia, nell'altra il violoncello; una spettrale apparizione. Si guarda intorno, nella bufera di neve che fa oscillare le mura di cartapesta di quella incredibile città gotica, obliqua e franante, già quasi tutta devastata dalle intemperie della campagna laziale. Si ferma; il suo viaggio è finito.

La breve sequenza Fellini l'ha girata l'autunno scorso, smentendo così la leggenda della sacra interdizione del film fantasma Il viaggio di G. Mastorna. Un provino d'assaggio dell'atmosfera generale? O vaccinazione, forse, per guarire definitivamente dalla malattia d'amore per il suo film; certo è che la scena ora c'è, ed è avvincente, carica d'intensità; l'ispirazione di tutto un film concentrata in un attimo. Ma, tanto per non infrangere completamente il tabù, la sequenza è invisibile agli italiani, perché fa parte di uno ‘special’ televisivo per la NBC americana: Fellini - A Director's Notebook, 55 minuti a colori, che va in onda proprio in questi giorni negli Stati Uniti.

I nostri critici non giudicheranno, gli spettatori italiani non vedranno questo breve film di Federico Fellini. Giusta il contratto, le bobine sono già partite nelle loro custodie di latta per l'America; appena in tempo, perché gli scioperi dei lavoratori del cinema, non riconosciuti come ‘forza maggiore’ dai dirigenti della NBC, rischiavano di provocare a Fellini altri fastidi giudiziari. Il titolo Taccuino d'un regista, è ovviamente fallace, riduttivo: qui non si tratta di appunti, ossia di materiale in divenire, ma di momenti, benché embrionali, già finiti. [...]

Fellini percorre la città sugli itinerari del Satyricon, ma al suo passaggio, come a quello di Puck, la città cambia, si flette e trasforma. Sono visioni magiche, abbaglianti, nitide; come di un'altra dimensione. Sul raccordo anulare, le consuete passeggiatrici diventano antiche etere tombali, e i camionisti, grotteschi legionari. La metropolitana, partendo dall'EUR, si addentra in un viaggio buio e remoto, come andasse indietro nel tempo. Scopre stazioni deserte; all'improvviso notiamo cartelli strani, scritte in latino; sulle banchine sorgono misteriosi romani antichi che ci fissano, ci chiamano o scacciano, mimando gesti incomprensibili. [...]

Dopo la sequenza-provino con Mastorna, girata fra le scene costruite a suo tempo alla De Laurentiis (ora in rovina, bellissime; piene d'erba e di vento), c'è la visita ai magazzini dove giacciono, come spoglie di morto, i costumi e i bozzetti e i provini fotografici di Mastorna. Sembra la camera d'uno che è partito per un lungo viaggio; non si sa quando torna, ma intanto i familiari non hanno il coraggio di cambiar posto ai mobili. E c'è un lungo, nevrotico, turbinoso provino a Mastroianni, che si lascia truccare e disfare, docile; ma che si rivela un non-Mastorna anche lui, come gli altri. Perciò il film, dal protagonista che non riesce a trovare un volto, non può farsi; è rinviato.

"Così, nell'attesa, decisi di affrontare il vecchio progetto del Satyricon", dice Fellini sorridendo agli spettatori americani. Si è doppiato pazientemente in inglese; un inglese timido e pieno di erre che non dovrebbero esserci, ma il pubblico della NBC lo capirà: come capirà l'eloquio assurdo dei personaggi che, nella sequenza finale dello ‘special’, in processione inarrestabile, quasi in pellegrinaggio, entrano nell'ufficio di Fellini e vi esibiscono le proprie persone, nella speranza d'una parte.