Emmanuelle Bruno è una giovane segretaria di direzione nella redazione di Le Champenois, quotidiano sportivo della Città di Reims, figlia di un tenerissimo Papa Italien Luca Zingaretti - vecchia gloria calcistica pugliese - ma soprattutto, la pioniera che darà il calcio d'inizio alla fondazione della prima Nazionale di Francia di calcio femminile, che nascerà poi nel 1971. Questa è la storia, autentica, de Les Filles de Reims, pioniere del calcio femminile francese, raccontato nel primo lungometraggio di Julien Hallard in Comme des garçons, presentato al Festival del Cinema France di Firenze. Anche quest'anno, infatti, torna France Odéon, nella sua X Edizione, rassegna cinematografica toscana, realizzata in collaborazione con l'Istituto di Cultura Francese di Firenze, l'Ambasciata di Francia e L'Italian Film Commission.

Pregio del Festival, è osservare l'evoluzione del rapporto cinematografico tra Francia e Italia, ma soprattutto far emergere, attraverso una programmazione mirata, temi sociali importanti, proponendo al pubblico nuovi, ma antichi valori e ripescando storie straordinarie come quelle portate in omaggio da Vanessa Guide, la Emmanuelle Bruno di cui sopra, brillante attrice emergente francese, dall'espressività estremamente determinata...quasi come un "uomo" si direbbe in tempi, ormai superati.

E' proprio sulle note di Comme un garçon successo d'antan di Silvye Vartan (1967) che Vanessa Guide racconta la lotta delle Filles de Reims per ottenere il diritto di giocare a calcio e costituirsi in squadra da competizione, presso la Federazione Calcio Francese. Il film è stato presentato il 1°Novembre al Cinema La Compagnia, casa ormai stabile di France Odéon e abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare i racconti di Vanessa come protagonista e "combattente" della parità di genere:

Vanessa, come mai ha accettato un ruolo del genere e com'è farsi portavoce di una vicenda così leggendaria, come quella delle Filles de Reims?

V.G.: - Di primo acchito, ho trovato entusiasmante proprio l'idea che si sia trattato di una storia vera e che questo film potesse, in qualche modo, far emergere la vicenda e dar luce alla lotta di queste donne che, con un attitudine alquanto coraggiosa per l'epoca, si sono ribellate alla Federazione francese del Gioco Calcio, un'organizzazione allora composta principalmente da uomini che non avevano l'abitudine di pensare alle donne come "calciatrici". Nel 1968, la donna fuori casa era soltanto un'ipotesi fuori questione, ed era consueta e forse rappresentava un automatismo mentale, l'idea che le donne restassero principalmente destinate alla cura del "foyer"familiare. Altrettanto comune – e ad oggi ormai bizzarra – era la convinzione che una donna sul campo da calcio fosse frutto di un atto di esibizionismo, per cui, raccontare questa vicenda di "inversione di mentalità"anche alle calciatrici di oggi che ancora, non conoscono questa storia, mi è sembrata l'operazione più intelligente da portare avanti per rendere omaggio a questo momento storico.

Come hai avuto modo di sperimentare, il calcio, è un vero gioco di squadra, la coesione è fondamentale, la stessa che si rende necessaria nel gioco di squadra femminile, non sempre condiviso, cosa ne pensi a questo proposito?

V.G. - Ho sempre teso verso la solidarietà femminile: noi donne ci troviamo già per nascita, in una posizione un po' complessa, in un mondo dove – per dato di fatto – sono principalmente gli uomini a dominare la scena, per cui, trovo particolarmente utile e doveroso fare "squadra", ritrovare un po' di collettività senza pensare all'individualismo. E' andata così con le attrici con cui ho corso in campo durante le riprese e con cui si è venuto a creare, grazie al gioco di squadra dell'attività calcistica, un rapporto d'amicizia stabile, una mentalità condivisa, sino al punto che siamo rimaste l'una nella vita dell'altra, anche oltre la produzione del film. Un'atmosfera di coesione che si percepisce ormai tra molte donne, specialmente in seguito all'affaire Weinstein, una sorta di punto di svolta nel modo di pensarci "insieme". Dopodiché ci tengo precisare che non si tratta di una competizione uomo/donna, ma che ormai si rende necessario rivisitare gli spazi da dedicare agli uni e agli altri. 

E a proposito delle parole della Guide - che ha ricevuto in apertura di Festival, il Premio Ferragamo 2018 Essenza del Talento - è bello ricordare, come nella storia reale d'ispirazione del film, tutto sia partito dalla penna di un uomo, il giornalista sportivo Pierre Joffroy (il vanesio Paul Coutard del film) che inserì un annuncio su L'Union, giornale dell'epoca di Reims, alla ricerca di donne che giocassero a calcio, in occasione della fiera celebrativa dell'attività del giornale.

Nella pungente interpretazione di Max Boublil emerge l'evoluzione di un uomo seduttivo, il classico tombeur de femmes, che arriva ad amare talmente tanto le sue donne, da finire per credere in loro e sposare la causa dei loro diritti. Un messaggio da non sottovalutare, perché la lotta alla parità di genere è un cammino da condurre in co-protagonismo.