Quattro persone, mentalmente e fisicamente in stallo, imparano insieme a valicare i confini ai quali si sono aggrappati da lungo tempo. Easy Living - La vita facile, film d’esordio dei fratelli Orso e Peter Miyakawa è incentrata su un bizzarro gruppo di adulti. Questi si fanno guidare dai sentimenti e dallo sguardo di Brando, un quattordicenne impacciato e riservato. Camilla, sorella maggiore del ragazzo, contrabbanda medicinali, alcool e sigarette a Ventimiglia, città ligure al confine con la Francia. Uno dei suoi luoghi prediletti per lo smercio è il centro di villeggiatura, frequentato sopratutto da anziani, dove Don insegna tennis. Lì vicino c’è Elvis, ragazzo clandestino, che passa le sue giornate contemplando e studiando quei pochi metri che lo separano dalla Francia e quindi dalla sua famiglia.

I Miyakawa decidono di impostare la commedia affidandosi ai giochi di sguardi fra i protagonisti e agli sguardi che questi cercano avidamente negli altri per sentirsi un po’ più realizzati. Don, pittore a tempo perso e forse già fallito in partenza, chiede disperatamente di essere guardato al suo stesso autoritratto, ma qualcosa non va e la rabbia prende il sopravvento. Brando scruta ciò che ha intorno, confuso e disorientato, in una Milano deserta fino a quando arriva qualcuno ancora più scombussolato a prenderlo. I dettagli dei Miyakawa sugli occhi di Camilla e Elvis mostrano quanto questi siano colmi di delusioni passate e intrisi di desideri che non sanno come realizzare. Ecco così che Brando, ancora incapace di reagire, è in realtà la chiave che permette di smuovere gli animi dei suoi compagni, dando il via all’azione e quindi al piano per aiutare Elvis a passare il confine tanto agognato.

Più volte nel corso del film emergono alcuni problemi di scrittura, dall’incipit-guazzabuglio in cui vengono presentati i protagonisti ad alcune brevi scene abbozzate che tendono a far rallentare inutilmente il discorso. L’apparente e bella staticità della città-confine, che si lega perfettamente alle vite dei personaggi, subisce dei traumi di tanto in tanto dovuti ad alcune citazioni cinefile - come l’incidente in bicicletta di Don e la conversazione con sua madre, o ancora la coppia che litiga nel locale - inserite con troppa ingenuità e che richiedono alla trama di piegarsi ad esse più del necessario.

Easy Living ha però uno sguardo del tutto innovativo, forse perché si affida a quello di un adolescente, nell’approcciarsi al personaggio di Elvis che non è incarnazione di cliché e finalmente si spoglia di molta retorica alla quale siamo abituati quando si parla di migranti. Così fra uno zoom e l’altro, fra sogni e escape plan assurdi, fra voyeurismo e dinamismo i fratelli Miyakawa creano una commedia coinvolgente che, al di là di alcuni problemi, è sicuramente un buon esordio.