Il bucolico dettaglio di una farfalla che cova le proprie uova su una pianta. Irrompe tonante una vertiginosa sequenza di note di pianoforte, un conturbante motivo rubato da Messaggero d'amore di Losey. Stacco e zoom all'indietro su una comunità, una villa borghese. Qui vive con la sua famiglia Gracie, quel che sembra una tipica madre americana. Apre il frigorifero, ancora si scatenano le musiche di Legrand, lo zoom in avanti schiaccia l'immagine sul volto terrorizzato di Julianne Moore: stanno finendo gli hot dog!

Dietro la maschera Gracie nasconde un segreto affatto privato: una relazione clandestina con Joe, compagno di scuola di suo figlio tredicenne, divenuta vent'anni fa uno scandalo di rilevanza nazionale e oggi una sceneggiatura per Hollywood. Joe e Gracie, marito e moglie, accolgono in casa la diva Elizabeth che inizia a investigare nella comunità e nel rapporto di coppia per cercare di rappresentare in maniera onesta i moti dell'anima di Gracie. Mentre Elizabeth interroga una vicina, uno zoom in avanti isola Joe e Gracie palesando la distanza tra discorso pubblico e sfera intima.

Già da questi primi esempi l'utilizzo dello zoom sembra avanzare una dialettica tra il dettaglio e il contesto in cui è inserito, tra verità personale e rappresentazione collettiva, tra complessità emotiva e frivolo chiacchiericcio. Eppure Haynes non ne fa mai un uso programmatico, come dimostra l'enigmatico piano ravvicinato della farfalla o la spiazzante scena del frigorifero. A uno zoom in avanti su un giornalino scandalistico d'epoca si contrappone uno zoom all'indietro sulla diva che inizia a imitare la posa fotografica, ma Haynes stacca e svolta direzione: uno zoom in avanti su Joe che dirige lo sguardo alla televisione dove passa la pubblicità della stessa diva sul cui volto la camera stringe.

Il senso non si produce quindi dall'enfatizzazione del dettaglio, ma dall'accostamento tra movimenti divergenti, come nei film rosselliniani girati con il Pancinor. Certo, in Haynes non c'è alcun progetto pedagogico, eppure è comune la valenza epistemologica affidata allo zoom in quanto strumento di investigazione dello spazio e focalizzazione dello sguardo per lo spettatore. La melodrammatica ricorrenza, sempre variata, dello zoom permette allo spettatore di imparare, solo grazie a espedienti formali, a connettere immagini apparentemente discordanti.

La detection dello zoom si scontra così con quella dell'attrice che vuole semplicemente imitare una supposta verità intima della coppia finendo per legittimare gli atteggiamenti manipolatori e isterici di Gracie e marginalizzare il desiderio di Joe. Ancora in fase di casting per il ruolo di Joe, Elizabeth decide di tornare sul luogo del crimine per ricreare, in stile true crime, il delitto. Allo zoom in avanti sull'artefatto godimento solitario di Elizabeth si oppone una nuova immagine campestre, lo zoom all'indietro su un bruco.

Solo a metà film, dopo un lento zoom all'indietro sul suo corpo svaccato sul divano, la figura di Joe inizia a emergere e con essa tutto il sistema implementato per reprimerne l'istanza desiderante. Come in Ancora un'estate, l'adulto cerca di redimere una gioventù bruciata: così il giorno prima del diploma il figlio offre a Joe l'opportunità per la sua prima canna.

Ma anche in May December il ritorno alla fanciullezza risulta pericoloso e Joe finisce intrappolato nel reenactment dell'adulterio. Uno zoom all'indietro mostra il patetico esito di una sveltina adolescenziale in cui il fiacco corpo leggermente sovrappeso di Joe con le sue goffe movenze non può semplicemente essere un mero dettaglio, ma l'evidenza di un abuso, di una metamorfosi congelata.