Chi è Rafael Spregelburd? Da noi si conosce poco ma è una delle personalità più interessanti del panorama artistico argentino contemporaneo. Per teatro e cinema è regista, autore, traduttore, ma soprattutto attore poiché, a suo dire, recitare è ciò che lo fa sentire veramente vivo. All’interno della rassegna dedicatagli a cura di Silvia Mei (A tutto Spregelburd) la Cineteca di Bologna propone Cine-Spregelburd: tre incontri (4, 5 e 10 febbraio 2015) con l’artista preceduti dalla visione di tre pellicole che lo vedono protagonista. Cinefilia Ritrovata era presente al secondo incontro, durante il quale è stato proiettato El crítico di Hernán Guerschuny (2013).

Si tratta di una commedia dalle sfumature alleniane che a noi italiani può ricordare i primi acerbi lavori di Nanni Moretti: un cinema scorbutico che si parla addosso e si nutre di cinefilia. A differenza di Moretti però Guerschuny vuole raccontare una storia, un percorso, un avvenimento attraverso il quale è possibile cambiare, e non molla la presa un secondo sull’ironia scaturita dalle contraddizioni del suo protagonista, per il quale prova un’evidente tenerezza. Perché quello che abbiamo è, a conti fatti, un film di un critico (Guerschuny è direttore di Haciendo Cine, prestigiosa rivista di cinema) che racconta di un critico (Rafael Spregelburd) che incontra una ragazza (Dolores Fonzi) e si ritrova vittima di quegli stilemi da commedia romantica ruffiana che ha sempre detestato.

Il film che chiunque voglia fare il critico dovrebbe vedere? Io dico di sì. Perché guardando oltre i tempi comici e l’autoironia, è possibile scovare un discorso sull’importanza (spesso dimenticata) del metterci passione in ciò che facciamo. Valutare un’opera non è solo una questione di cervello. Il protagonista è eccessivamente annoiato dal cinema contemporaneo perché è lui per primo ad essere noioso. È perennemente insoddisfatto e inappagato da ciò che vede perché ormai il suo è un atto calcolato, senza passione né coinvolgimento. È divenuto un’unica macchina col proiettore. Non sente nulla. Quanto giocano le nostre disposizioni d’animo sulla valutazione, se non addirittura sul giudizio di ciò che vediamo? Se versiamo fiumi di lacrime per un film, quest’ultimo è bello o furbo? Guerschuny pone ironicamente una riflessione seria sulla questione. Si potrebbe dire che la vera storia d’amore nel film è proprio tra la critica e il cinema. Entrambi funzionano nel momento in cui la prima usa il cervello senza essere insensibile alle emozioni che il cinema può dare, e quest’ultimo riesce a provocare una reazione emotiva senza mancare di rispetto all’intelletto del suo pubblico e quindi meritarsi una stroncatura da parte della critica.

A seguire l’incontro con Rafael Spregelburd è stato molto interessante e piacevole. In un italiano perfetto l’artista argentino si è messo a totale disposizione del pubblico. Si è parlato di cinema, teatro, internet, nuovi media, cos’è la critica oggi, com’era ieri e se sia viva o morta. Non è inoltre mancato un irriverente commento da parte del nostro sull’abolizione del doppiaggio in ogni angolo del mondo in modo che il pubblico nutra la curiosità di vedere le pellicole in lingua originale. Ma la parte più bella è stata sicuramente quando Spregelburd ha difeso Guerschuny sostenendo che la pellicola non sia assolutamente un prodotto per le nicchie perché nonostante le allusioni al mondo della critica e del cinema, si tratta comunque di una storia d’amore come tante (a questo proposito ci ha tenuto a ricordare che in Argentina e in America è stato distribuito dalla Disney). Secondo Spregelburd la bellezza di El crítico sta nella sua diversità rispetto alle commedie romantiche che prende di mira. Non propone un lieto fine ma allo stesso tempo nemmeno dice che le storie d’amore devono finire male perché senza la morte dei sentimenti non c’è vero romanticismo. Ma opta per una soluzione che comprenda entrambe le strade, lasciando lo spettatore in un’attesa inappagata come se al di là di una tenda potrebbe da un momento all’altro arrivare qualcuno ma non lo si può mai sapere con certezza. Esattamente come nella vita.