A inizi anni Quaranta un paio di nuove produzioni con la Fox riportano al successo commerciale Rouben Mamoulian: Il marchio di Zorro e Sangue e arena rivelano un altro volto di Mamoulian. La sua trasformazione da scienziato ad avventuriero si compie grazie all'uso del corpo plastico e leggiadro di Tyrone Power. Un nuovo tipo di figura maschile appare: sempre doppio, ma più elegante seduttore che pazzo arrapato, non uomo d'intelletto ma d'azione, un tragico ballerino che spadeggia e torera contro il destino per vendicare il proprio padre sconfitto.
Che fosse il vecchio Mamoulian il padre sconfitto da vendicare? Mamoulian immerge i propri personaggi in composizioni dalla rinnovata intensità melodrammatica: nel Marchio di Zorro il contrasto di luci nel bianco e nero è talmente forte da far sparire il suo mascherato protagonista; Sangue e arena è il suo tanto auspicato ritorno al Technicolor dopo Becky Sharp. Come negli anni d'oro del pre-code è nell'ispirazione fornita dall'innovazione tecnica che Mamoulian trova la motivazione per poter raccontare con forza i suoi tormentati personaggi.
Lo Zorro di Power è un Robin Hood in lotta per liberare un popolo oppresso da una dittatura che ha mandato in pensione il vecchio governatore, il padre di Diego. La maschera di Zorro è Diego Vega, un doppio falsamente integrato nella borghesia ma, al contrario del Jekyll di March, pienamente consapevolmente dell'inganno che sta attuando, tanto da fregare anche la sua spasimante.
Quella di Diego è una lotta anche contro la noia. La sua audacia pare giungere da un'incoscienza adolescenziale verso la morte. I duelli evitano sempre il contatto fisico con il corpo del nemico preferendo piuttosto segnare il proprio marchio su muri e fogli. Il suo prendersi gioco della morte va di pari passo con il gioco spettatoriale di Mamoulian che immerge talmente tanto nel buio i propri personaggi che può far apparire e sparire il protagonista all'improvviso. Altre volte è invece l'uso del fuori campo e il dispositivo del doppio a sovvertire una situazione di trappola per Zorro. Zorro è un vero e proprio fantasma che infesta e incide il proprio marchio nell'inconscio fascista.
La raffinata scaltrezza da ballerino di Power si ritrova anche nei duelli di piroette con i tori di Sangue e arena, così come torna l'incuranza del protagonista verso l'inevitabile tragico finale. Figlio di un torero “morto nel pomeriggio”, Juan giunge al successo anche grazie alla fede incrollabile della moglie Carmen. Ad abbatterlo prima ancora di un toro sarà la femme fatale Rita Hayworth, definita appropriatamente “la morte nella sera”.
Se Juan sfida il destino, Mamoulian sfida il reale accendendo i colori in un trionfo di rosso che è tanto di passione quanto di sangue. Esito di una lunga preparazione teorica e tecnica sull'utilizzo artistico del colore e di un accurato studio sulla pittura spagnola, il film non giunge mai all'effetto tableau vivant proprio perché rimane al servizio della potenza melodrammatica della narrazione: è la forza del colore a spingere al limite nelle sue imprese il corpo di Tyron Power.
Una fascinazione per lo spettacolo che viene denunciata, come già in Applause, mostrando le reazioni scomposte e ignobili del pubblico dell'arena. Ma è pur sempre nello spettacolo che Mamoulian trova l'ispirazione. I duelli con i tori, diretti dal giovane Budd Boetticher, alternano la danza di Power con la soggettiva del toro e le reazioni dei vari personaggi in una moltitudine di prospettive, angolazioni, stimoli sensoriali, colori e simboli.