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Mamoulian e il musical hollywoodiano

A suffragare l’idea, prevalente nella critica su Rouben Mamoulian, del declino del suo cinema si è spesso preso come esempio l’ultimo dei suoi musical, La bella di Mosca (1957), confrontandolo con il celebre primo, Amami stanotte (1932). La vitalità dei virtuosismi registici che hanno contraddistinto l’autore sembra scomparsa nell’immobile frontalità di un’opera tutta incentrata su coreografie e scenografie. Eppure i due film nel loro comune atteggiamento autoriflessivo rispetto all’apparato linguistico hollywoodiano evidenziano piuttosto l’ascesa e il declino di un genere e di un’intera industria.

Rouben Mamoulian e il corpo di Tyrone Power

A inizi anni Quaranta un paio di nuove produzioni con la Fox riportano al successo commerciale Rouben Mamoulian: Il marchio di Zorro e Sangue e arena rivelano un altro volto di Mamoulian. La sua trasformazione da scienziato ad avventuriero si compie grazie all’uso del corpo plastico e leggiadro di Tyrone Power. Un nuovo tipo di figura maschile appare: sempre doppio, ma più elegante seduttore che pazzo arrapato, non uomo d’intelletto ma d’azione, un tragico ballerino che spadeggia e torera contro il destino per vendicare il proprio padre sconfitto.

Le dive di Rouben Mamoulian

Fin dai suoi primi film Mamoulian ha messo al centro della narrazione la figura femminile. In alcuni film è il punto di vista maschile a definire la posizione della donna. Altre volte però è la soggettività femminile a domandare una propria autonomia e il riconoscimento di uno spettro emotivo più ampio. Non più quindi donne angelo che devono ispirare ed elevare uomini scissi tra materia e spirito, piuttosto donne con una loro agency e forza combattiva che cercano una realizzazione anche attraverso la sfera sessuale.

Jekyll e Hyde pozione e antidoto

È questa forma sofisticata di moralismo dell’immagine, questo suo essere insieme “pozione e antidoto”, a fare del film un’opera così lucida, capace di complicare e denunciare gli impulsi socio-politici che la attraversano: dietro lo spirito caritatevole e anti-classista di Jekyll, che manca una cena di gala per curare una signora dei quartieri bassi, si nasconde forse il disprezzo predatorio di tanta aristocrazia? E che dire del ruolo della donna, di volta in volta schizofrenicamente oggetto sessuale e poi invece adorabile sposina o vittima degna di empatia?

Jekyll, Hyde e il cinema fluido di Rouben Mamoulian

Mamoulian, inventore pazzo della prima Hollywood sonora, crede che il cinema sia ben più complesso di quanto gli studios hanno fatto credere con la loro standardizzazione dei nuovi apparecchi per il cinema sonoro. E che lo spettatore sia un’entità più mutevole del pubblico da teatro filmato che molti talkies immaginano. Per questo fin dalla prima scena lo spettatore assume direttamente lo sguardo in soggettiva del protagonista multiplo. Nell’affermazione di Jekyll che l’uomo sia doppio si può rilanciare certamente un parallelo con Mamoulian, che crede che incarnati nei suoi personaggi ci siano tanto l’attore quanto lo spettatore. 

“Applause” e il melodramma della modernità

Il debutto al cinema di Rouben Mamoulian è un prodigioso melodramma sulla modernità e le sue nuove macchine, tra cui appunto il cinema. Nonostante la formazione teatrale, il regista sembra approcciarsi al cinema perfettamente consapevole di quel che è stata la sua evoluzione linguistica nel contesto americano: integrazione del momento attrazionale nel quadro simbolico della narrazione e delle sue necessità di progressione, l’inscrizione di uno sguardo attraverso l’identificazione con il protagonista, la dialettica tra personaggio e ambiente. Proprio a partire da questa postura vidoriana, Mamoulian infrange il realismo della continuità narrativa con ferventi intuizioni avanguardistiche.