I suoni metallici del palcoscenico su cui si esibiscono Ruben e Lou aprono Sound of Metal, esordio alla regia di Darius Marder. Il batterista punk metal Ruben e la fidanzata vivono alla ricerca della musica percorrendo, con la loro casa su quattro ruote, le malinconiche strade americane. La loro vita nomade si interrompe quando Ruben perde l’udito. Per lui inizia un percorso d'introspezione che mette in luce il suo problema più grande: la tossicodipendenza. Ruben è ormai pulito da quattro anni dalle droghe, ma non dalle sue dipendenze.

Il tema centrale di Sound of Metal è la ricerca del suono e della sonorità. La trama del film non è incentrata sul racconto della vita di Ruben, ma sulle due vie costanti e parallele di rumori oggettivi e silenzi soggettivi. La macchina da presa di Marder insegue le sonorità del mondo e la sordità di Ruben mettendola in mostra attraverso i primi e primissimi piani del volto di Riz Ahmed.  Nel film l’azione è praticamente inesistente, la sceneggiatura è infatti ridotta a uno scheletro di parole e frammenti e di dialoghi ovvi che fungono da traccia per lo spettatore. Vediamo lo spaesamento di Ruben attraverso il volto e gli occhi magnetici del protagonista, che ci guida all’interno del nuovo e solitario mondo con il quale è costretto a vivere. Il frullatore per la centrifuga mattutina non emette più alcun rumore e i suoni della natura non esistono più. E quando Ruben si rifugia all’interno della comunità di sordomuti sembra inizi ad accettare la sua nuova condizione. Quel passaggio di Sound of Metal è dispersivo e confuso, un ibrido tra il momento di training del cinema di guerra e un non necessario mockumentary, che oscilla, ma fortunatamente non scade nell’eccessivo sentimentalismo.

Marder non mostra un retorico protagonista coraggioso, non si cerca a tutti i costi un lieto fine. Ruben infatti è praticamente privo di passato e vive esclusivamente nel presente, si muove all’interno di una realtà in cui la ricerca del suono è anche ricerca di silenzi. Marder riprende spesso Ruben intento a osservare il sonno di altri, da quello della fidanzata Lou a quello del compagno di camera in comunità, sfuggente e isolante quanto il silenzio. Dai sospiri e mugugni si passa così ad assistere alla visione passiva e drammatica del lento russare di una persona.

Dall’ardore e vitalità della ricerca musicale in Whiplash di Damien Chazelle si passa, cinque anni dopo, alla sua antitesi con Sound of Metal, che rende materiali i ronzii, i sibili, e le vibrazioni, suoni altrettanto metallici per un batterista come Ruben.