Nella carriera di Spencer Tracy è celebre la "finta morte" del protagonista di Furia (1936), uno dei capolavori di Fritz Lang, dove il giovane operaio interpretato dal divo ordiva la sua vendetta nei confronti della folla inferocita che aveva cercato di linciarlo, all'apparenza riuscendoci, dopo averlo accusato della scomparsa di una bambina. Il film di Lang non è però la prima occasione in cui l'attore interpreta un personaggio considerato morto e che, manovrando da questa posizione paradossalmente ideale, tira le fila della vendetta; era infatti già capitato nel 1933 nel duro The Mad Game di Irving Cummings, visto nella sezione "Riscoperte della Fox Corporation" delle XXXII edizione del Cinema Ritrovato, dove è risultato uno dei film più efficaci della selezione dedicata al cinema statunitense dei primissimi anni Trenta.

Tracy è Edward Carson, un contrabbandiere dai principi nobili che ha fatto fortuna con il proibizionismo e che rifiuta il "salto di livello" proposto dal cinico socio, pronto a passare ai più redditizzi rapimenti. Carson viene condannato per evasione fiscale; l'evasione sarebbe facile, se non fosse per il complotto ordito proprio dal suo braccio destro, il quale a questo punto ha mano libera e semina il terrore con una serie di rapimenti di ricchi rampolli. L'uomo forte che può risolvere la situazione è proprio Carson, che così può anche soddisfare i suoi desideri di rivalsa aiutando allo stesso tempo il bene comune.

The Mad Game tocca più di un tasto dolente degli Stati Uniti dei primissimi anni trenta. È per esempio il primo film che affronta il tema del rapimento, considerato tabù assoluto dopo la vicenda Lindbergh (1930) che aveva scioccato il paese, togliendo il velo che i diktat avevano posto sulla tematica. È anche in qualche modo un instant movie sulla fine del proibizionismo e rappresenta con chiarezza come questa stagione sia stata una manna dal cielo per il crimine organizzato, quasi un trampolino con cui passare a crimini peggiori creando il caos. Non mancano inoltre, per quanto tra le righe, i riferimenti all'onda lunga della grande depressione, ricordata, per esempio, nella barzelletta del piccione ("viviamo tempi talmente duri che non è la gente a dar da mangiare ai piccioni, ma sono i piccioni che fanno mangiare la gente") che l'assistente di Carson racconta in più di un'occasione. 

Traspare, insomma, dal film di Cummings una nazione in preda allo smarrimento e all'ambiguità ideale, culturale e morale; non è da questo punto di vista un dettaglio che Carson sia un contrabbandiere dai nobilissimi principi, dal comportamento più vicino a quello di un tipico self made man e di un imprenditore come tanti che a quello di un vero criminale. Una nazione che nella sua autopercezione, ingigantita dall'onda lunga della crisi economica, considerava sotto attacco e in crisi molti dei suoi valori fondanti. Facendo un bel salto in avanti, ritroviamo questi timori e questa sensazione di smarrimento come spinte fondamentali che animarono l'Hoover interpretato da Di Caprio in J Edgar di Clint Eastwood. Non è questa una citazione casuale sfoggio di cinefilia; molti dei metodi e delle novità che l'ambiguo fondatore dell'FBI J Edgar Hoover attuò nella realtà sono infatti molto simili a quelli proposti nel film di Cummings da Edward Carson alla commissione federale che a lui si rivolse per chiedere aiuto nella lotta al crimine. Anche a causa di questa parentela con la storia sembra quindi trasparire – come, anche se in maniera diversa, in un altro film proposto dalla selezione dedicata alla Fox Corporation; 6 hours to live di William Dieterle – la necessità di una mano forte e decisa, inevitabimente ambigua e pronta a scendere a patti sporcandosi le mani, che in qualche modo potesse cambiare la rotta di questa decadenza, anche a costo di sacrificarsi e di rinunciare a una parte di sé.

The Mad Game è quindi un film assolutamente in grado di filtrare la mentalità e lo stato delle cose di quei primissimi anni trenta. L'interesse, per così dire, storiografico non è però l'unico motivo per cui il film ha meritato questa riscoperta.  C'è innanzitutto la conferma del talento di Spencer Tracy, già ampiamente rodato, e c'è una regia robusta e concreta capace di creare una tensione costant