Ricominciamo. Senza sapere che cosa succederà, purtroppo. Le date di riapertura delle sale, proprio come nel 2020, oscillano tra dicerie di ogni tipo: qualcuno spera in San Valentino, altri immaginano Pasqua, i più apocalittici consigliano di smetterla con i tira-e-molla e puntare direttamente a settembre. Certo la situazione non è semplice per il grande schermo. Anche perché - come per il teatro, la musica e l'arte - bisogna costruire listini, calendari, cataloghi, immaginare date di uscita, strategie di lancio, tour di presentazione. E poi si andrà in sala ancora al 50% e con mascherina? Immaginiamo di sì, e per molto tempo (almeno fino a quando saremo vaccinati in tantissimi e l'immunità di gregge sia, se non raggiunta, almeno vicina). E dunque le sale reggeranno col 50% degli incassi?
Insomma, le domande più o meno angoscianti sono destinate a riproporsi a lungo. Però vale la pena ricordare alcuni fatti che possono bilanciare il pur drammatico frangente. Almeno per quel che riguarda il sistema cinematografico nel suo complesso. Uno è che il cinema ha già affrontato una pandemia devastante, che giungeva durante una guerra altrettanto devastante: sale chiuse, o aperte per pochi spettatori mascherati, e rinascita dopo un paio d'anni. Il fatto che sia passato più di un secolo non ci deve spaventare.
Il secondo è che il cinema in sala non deve essere sempre e solo confrontato - in forma di competizione, per di più - con il cinema a casa. La paura in questi mesi è che il pubblico si sia assuefatto alla programmazione delle piattaforme. Ma questa può avere anche effetti benefici: chi ha deciso di guardare i film di Cinema Ritrovato - Fuori sala è un tipo di pubblico che andrà anche e soprattutto a vedere film in sala, vecchi o nuovi che siano. Inoltre, il cinema in sala è un'attività che i sociologi chiamano outdoor, e che quindi va inserita in quelle pratiche sociali, dal ristorante allo sport, dalla festa in casa di amici alla passeggiata al parco. Il cinema rientrerà facilmente tra queste attività perché offre gratificazioni relazionali, psicologiche e sociali, oltre che culturali. Che sul divano di una casa (ormai divenuta per tutti noi una mezza prigione) non si trovano. E non a caso questa estate le arene di cinema all'aperto erano gremite più che mai.
Facendo poi un sondaggio tra i più giovani - quelli che noi accusiamo di stare sempre sdraiati a guardare lo smartphone - saremmo sorpresi. Molti di loro sentono la mancanza della sala, e capiscono perfettamente la differenza tra vedere Soul in una sala piena di ragazzini e famiglie o vedere Soul, pur con indubitabile divertimento, a casa coi nonni in un brumoso Natale simile ad altri cento giorni tutti uguali passati nel proprio appartamento. A livello di esperimento empirico, chi scrive ha chiesto a sua figlia quali film ricordasse di avere visto nel 2020 (e siamo una famiglia cinefila). La risposta è stata una sola: Tenet. Unico film visto in sala. Poi a insistere sono venuti fuori altri titoli. Del Cinema Ritrovato 2020. Visti in sala.
La capacità della memoria di fare tesoro di quell'esperienza non è (solamente) dovuta alle immagini più grandi o alla magica ritualità del grande schermo - che va benissimo ma sarebbe necessario non insistere martellando solamente su questa forma di fascinazione romantica. Viene anche facilitata da tutto quello che l'andare al cinema comporta: uscire di casa, mettersi in fila, vedere qualcosa di nuovo e di atteso, parlarne all'uscita, confrontarsi con le amiche e gli amici, magari anche mangiare e bere, magari anche vedere i trailer e le pubblicità prima della proiezione, magari anche zittire i chiacchieroni della fila dietro la nostra, e così via.
Insomma, ricordiamoci che il cinema in sala è un'attività originale e non sostituibile. Il contenuto estetico (il film) può talvolta essere reperibile altrove, ma tutto il resto no. Qualcuno del resto pensa che spariranno i ristoranti a causa del cibo da asporto? Questione di quantità, forse. Ma continueremo ad andare al cinema.