Un amico storico di Fernando "Pino" Solanas, e responsabile del Cinema Lumière di Bologna, ricorda per noi il grande cineasta recentemente scomparso. 

La notizia della morte per Covid 19 di Fernando “Pino” Solanas, avvenuta a Parigi lo scorso 6 novembre, mi è giunta all’improvviso e mi ha profondamente addolorato. Solanas è stato il regista con cui ho intrattenuto, nella mia carriera professionale, i rapporti più stretti, di lavoro e di amicizia. L’avevo invitato a Bologna, in quanto responsabile della programmazione del Cinema Lumière, per una retrospettiva che la Cineteca gli volle dedicare in occasione del suo sessantesimo compleanno, che coincideva con la proiezione in anteprima italiana del film presentato poche settimane prima a Cannes: Il viaggio. Questo lungometraggio, il sesto, era certamente una summa del suo cinema, e mi aveva fortemente affascinato. Tuttavia Solanas rimaneva per me, come per molti della mia generazione, il magistrale autore, nel 1968, di L’ora dei forni. Nell’elenco dei film della mia vita questo documentario occupa certamente un posto d’onore, e nell’attività di organizzazione di manifestazioni cinematografiche che ho svolto a partire da qualche anno dopo la sua uscita, non ho perso occasione di proporlo al pubblico.

Si stava vivendo ovunque la grande stagione della mobilitazione politica, ed il cinema ne esprimeva e diffondeva i contenuti. Solanas divenne uno dei protagonisti assoluti di questa onda. È in questo contesto che ho iniziato a coltivare il desiderio di conoscerlo. Nel corso degli anni Ottanta, quando in Argentina si riaffermò la democrazia, Pino ci regalò altre due opere memorabili, Tangos, el exil de Gardel e Sur, nelle quali raccontava quanto fosse stato alto il prezzo pagato alla coerenza del proprio impegno negli anni della dittatura. In questi film, che gli valsero importanti riconoscimenti internazionali, lo sguardo di Solanas era divenuto più plastico. All’urgenza esplosiva dei primi pamphlet era subentrato il piacere della narrazione, e la denuncia politica si esprimeva utilizzando appieno tutti gli elementi della drammaturgia cinematografica. Ho amato molto anche questo nuovo corso.

Il mio desiderio di entrare in diretto contatto con Solanas crebbe ulteriormente, e poté trovare soddisfazione nell’invito che gli inoltrai per presentare, a Bologna e in altre città italiane, insieme a Il viaggio, un’esauriente retrospettiva delle sue opere. A questo primo invito ne seguirono molti altri. Il viaggio è un magnifico affresco sul destino dell’intera America Latina. Pino aveva allargato il proprio sguardo e preparava la discesa in politica. Da quel momento in avanti, ininterrottamente fino al decesso, Solanas avrebbe intrecciato l’attività cinematografica con l’impegno diretto nelle istituzioni argentine, in primo luogo come parlamentare.

Ferreo oppositore dei vari leader neoliberisti che si sono succeduti nel Paese, lucidissimo nella denuncia della progressiva rovina di una delle più prospere nazioni latino-americane, Pino è riuscito nell’impresa di condurre le proprie battaglie politiche anche, se non soprattutto, con il supporto del cinema. I catastrofici effetti delle ricette neoliberiste – che costituivano i temi delle sue battaglie parlamentari – li ha potuti così denunciare dentro e fuori la Camera dei Deputati. Il ciclo di documentari che si è aperto nel 2003 con Diario del saccheggio e chiuso nel 2018 con Il Viaggio nelle città intossicate è una straordinaria testimonianza del modo in cui Pino concepiva l’impegno politico e l’attività istituzionale. 

Pino non ha mai deposto le armi, non ha mai rinunciato all’utopia. Tutte le volte che saliva sul palco del Lumière animava il confronto col pubblico su temi che uscivano dall’ambito strettamente cinematografico per abbracciare orizzonti e problematiche molto più vasti. La sua passione era contagiosa, come contagiosi erano il suo sorriso e la sua generosità. Ho molto approfittato della sua compagnia e delle sue parole.

Gli sono davvero grato. Ricordo con nostalgia e affetto i molti momenti trascorsi insieme, spesso alla presenza dell’amatissima moglie Angela, che Pino conobbe mentre girava Il viaggio. Mi piaceva partecipare, avidamente e senza ritegno, al racconto della sua vita. Ciao Pino!