Esperienza sensoriale magnifica e immaginifica, la proiezione con lanterna al carbone è uno degli appuntamenti del festival irrinunciabili per ogni cinefilo.

Alla proiezione del film di Augusto Genina Addio giovinezza!, Daniele Furlati al pianoforte, Franck Bockius alla batteria e Filippo Orefice al clarinetto hanno offerto al pubblico di piazzetta Pasolini un emozionante accompagnamento musicale. Merito, oltre che della bravura dei musicisti, della filologia.

Già la possibilità di ammirare la versione del 1918 di questa commedia crepuscolare di Genina (il regista romano ne firmerà una seconda versione nel 1927) è rilevante in termini di “culto cinematografico”, perché essa è stata ricostruita a partire dall’unica copia esistente, un duplicato di seconda generazione ritrovato in Giappone; ma poter godere di un accompagnamento live frutto di una ricerca e di uno studio meticolosi e pertinenti è senz’altro un privilegio.

Furlati ha infatti elaborato una drammaturgia musicale basandosi sullo spartito dell’omonima operetta in tre atti di Giuseppe Pietri del 1915, di cui Nino Oxilia aveva scritto il libretto insieme a Sandro Camasio. Oxilia avrebbe dovuto dirigere questo film ma morì durante la disfatta di Caporetto e venne così sostituito da Genina.

La partitura realizzata da Furlati non è una semplice riproposizione della musica dell’operetta ma una rielaborazione di alcuni temi musicali presenti nel suo primo atto, finalizzata a descrivere musicalmente situazioni e personaggi. Ad esempio, la scelta di associare due valzer molto diversi tra loro alle protagoniste femminili del film contribuisce a rendere al meglio i caratteri delle due donne: timida e insicura Dorina, sfacciata e superba Elena. Si tratta del resto della classica contrapposizione tra la donna-angelo custode del focolare domestico e la femme fatale causa di tentazione e perdizione.

Tutta l’opera in realtà è giocata su contrapposizioni tematiche. Nonostante sia generalmente inquadrato come commedia, Addio giovinezza! presenta una forte componente di dramma amoroso descritto dal punto di vista femminile di Dorina. Da qui discende un’altra opposizione, quella tra il maschile della goliardia e del vitalismo giovanile e il femminino del sentimento e dell’emotività. Ma anche lo status quo sociale è visto attraverso un’antitesi: Dorina è figlia di una sarta, è praticamente confinata in casa, indossa un grembiule; Elena è una borghese che frequenta i teatri ed indossa vistosi abiti eleganti.

Per questo l’esecuzione del trio è risultata così efficace, perché ha saputo restituire a livello musicale quella continua alternanza tra dramma e commedia, tra allegria e malinconia che caratterizza non solo il film di Genina ma il passaggio dalla giovinezza all’età adulta.