Evgenij Bauer, considerato fra i maggiori registi del cinema pre-rivoluzionario russo, abile autore di adattamenti letterari, nella sua breve e intensa attività realizza oltre ottanta film, nei quali si combinano e ritornano topoi e personaggi consueti della stagione del muto: lo scontro di classe, l'amore non corrisposto, la moglie fedele o fedifraga, l'amante impaziente e il marito sospettoso. Sui personaggi e sulle situazioni domina una certa predilezione per la scrittura e la struttura melodrammatica. Il Cinema Ritrovato presenta in questa edizione due pellicole del regista russo, che risalgono al fatidico 1917, e che vengono girate una dopo l'altra, nel corso di pochi mesi: Za Sčast'em - Towards Happiness e Revoljucioner - The Revolutionary. Nella prima opera, Bauer offre una particolare interpretazione del melodramma d'evasione, mentre in Revoljucioner condensa il racconto di un decennio caotico e terribile per il popolo russo, che culmina proprio con le rivoluzioni del 1917.
Circondati da un'atmosfera idilliaca, composta da splendidi arredi, abiti pregiati e luminose giornate di ozio, i protagonisti di Za Sčast'em danno vita a un insolito e curioso triangolo amoroso, nel quale una madre matura, Zoja (Lidija Koroneva), e la sua giovane figlia, Li (Taisja Borman), si contendono l'amore dell'avvocato Dmitri Gzatskij (Nikolaj Radin). Eterea e allo stesso tempo vagamente perturbante, la giovane Li rischia di diventare cieca e per questo la madre la porta in villeggiatura in Crimea. Gran parte del film si svolge dunque nella città del Sud, dove proprio in quel periodo il cinema russo si riorganizzava, al riparo dalle vicissitudini che stavano sconvolgendo l'intero paese. Malgrado l'impianto apparentemente classico di questo esotico e leggero melodramma d'evasione, Bauer arricchisce il proprio racconto conferendo alla protagonista Li l'aspetto di una inconsapevole “ninfetta” ante litteram, che la macchina da presa cattura sdraiata al sole o incorniciata dalla luce che si staglia sul giardino in fiore. Le movenze e l'espressività di Li sembrano ammiccare debolmente e con malizia al corteggiatore della madre Dmitri, mentre i gesti e gli sguardi riservati al giovane spasimante Enriko (Lev Kulešov) rivelano la tenera età e l'immaturità sentimentale della ragazza. Lontana nel tempo e nello spazio dalla spavalda Lolita nabokoviana, Li non rivela direttamente il proprio amore, ma si confida con la madre, affidandole il compito ingrato di intermediaria. Zoja, straziata dalla scelta ineludibile, tenta di convincere Dmitri a sposare Li, ma l'uomo non cede alla lusinga di un amore giovane e fresco e anzi proclama la propria fedeltà a Zoja. L'ombra oscura del rifiuto si staglia sulla vita di Li, che nel volgere di pochi minuti sperimenta quella cupa disperazione e quel buio senza luce che le avviluppano gli occhi e la vista. Li diventa cieca, l'amore e il mondo si negano ai suoi occhi, lasciandola sola nella disperazione.
Nel corso dei primi mesi del 1917, Bauer risponde direttamente a una serie di istanze determinate dalla situazione politica, sociale e culturale della Russia in subbuglio. Soprattutto con Revoljucioner il regista si avvicina alla propria contemporaneità, proponendo la storia di un “Nonno” rivoluzionario, che viene prima arrestato e condannato a una vita di stenti in Siberia, ma poi, con la rivoluzione del febbraio del 1917 viene liberato e accolto dalla famiglia e dai suoi compatrioti come un eroe. Con lo sguardo e la macchina da presa puntati sulla vita del proprio paese, Bauer affida l'interpretazione di quel presente caotico e opprimente a una coppia, formata da un padre e da un figlio: il Nonno rivoluzionario e il suo giovane entusiasta erede. I due affrontano e attraversano la storia di quel decennio, squarciando l'ipocrisia della restaurazione prima e della guerra e della rivoluzione dopo, unendo, alla fine della pellicola, i loro intenti: distruggere il labile equilibrio nato dalla rivoluzione per costruire una patria nuova, quella Russia sognata da migliaia di uomini, donne e bambini.
Anche in questo caso, contrappunto ideale alla pellicola di Bauer sono i molti echi che si riverberano nel film e che provengono dalla letteratura (si pensi su tutti al riferimento ai padri e ai figli di Turgenev), dalle immagini delle nuove parate che lentamente venivano diffuse all'indomani della rivoluzione e dalle partenze meste e appassionate allo stesso tempo dei molti soldati mandati verso il fronte ignoto, per afferrare e realizzare quel “radioso futuro” promesso a più riprese. Su uno di quei treni, pieni di padri e di figli, salgono anche i protagonisti di Bauer: uniti nella speranza, annullano lo scarto generazionale per salvaguardare e proteggere il destino della patria.