Quello che colpisce fin da subito in The Road Back, film diretto da James Whale nel 1937, è che la fine della guerra non ha niente di liberatorio; al contrario è completamente spaesante. Non ci sono grida di giubilo, come non ci sarà nessuno a festeggiare i ragazzi che tornano dal fronte della Grande Guerra. Incompresi ed emarginati dallo stesso paese che li aveva spinti in battaglia parlando di patria e di onore, questi soldati che non riescono a tornare uomini scopriranno presto che la “via del ritorno” non è facile da percorrere.

Per il protagonista riabbracciare i propri cari non corrisponde a un vero ritorno a casa. Impossibile per Ernst e per i suoi compagni mischiarsi alle proprie famiglie, condividere con loro i ricordi tremendi di una guerra che ha solo sangue e orrori da raccontare. La contrapposizione è anche visiva: Ernst da un lato della stanza, la madre, il padre e la sorella dall’altro. A separarli c’è la distanza incolmabile tra chi ha vissuto la guerra da vicino e chi no.

Mentre gli altri ragazzi si liberano della divisa per tornare agli abiti civili, fino alla fine il protagonista continuerà a portare la sua uniforme da soldato, segno che non basta la parola "pace" per cancellare le azioni e le esperienze della trincea dalla mente dei reduci e per ambientarsi in una realtà troppo diversa da quella cui la guerra li ha abituati. La vita “normale” che avevano sognato è diventata una chimera irrealizzabile per loro, bambini cresciuti in fretta e diventati uomini nelle divise da soldati, “old boy” troppo grandi per entrare nei banchi di scuola lasciati seguendo una falsa promessa di gloria.

Seguito, a distanza di sette anni, del fortunato All’ovest niente di nuovo di Lewis Milestone e tratto come il precedete da un romanzo di Erich Maria Remarque, il film di Whale ebbe un’accoglienza molto più tiepida e venne rimandato in sala nel 1939 in una versione pesantemente rimaneggiata. Le motivazioni sono probabilmente da ricercarsi nel diverso momento storico dell’uscita delle due pellicole: pochi anni, durante i quali però il mondo si trovò ancora un volta sull’abisso di un conflitto mondiale.

La posizione espressa dal film non faceva gioco né a chi voleva criminalizzare i tedeschi a ogni costo né a chi cercava di legittimare il conflitto imminente. La versione director’s cut di The Road Back non è infatti un film contro la Germania, come risultava dopo le manipolazioni, ma contro tutti quelli che avevano propagandato la guerra come gesto eroico, che avevano promesso dopo il conflitto pace e onore. Whale, che in trincea aveva combattuto con il grado di tenente per l’esercito di Sua Maestà, realizza un duro atto d’accusa contro chi ha voluto mandare questi ragazzi in guerra. Le sue critiche non risparmiano nessuno, neanche i “rivoluzionari” che si ribellano dopo la fine della guerra. I tedeschi del film sono di una britannico pragmatismo, capaci, con uno humor nero che non stona anche quando la battuta precede di un secondo la scena drammatica, di intravedere in questi moti di insoddisfazione i germi del nascente partito nazionalsocialista.

Il film si chiude con l’eco della parola “pace” che si perde sulle immagini delle adunate naziste e sui titoli dei giornali che annunciano un mondo che presto sarà nuovamente in guerra. Un finale amarissimo e beffardo che fa cadere ogni possibile giustificazione alla sofferenza inflitta a questi ragazzi e toglie qualsiasi speranza sul fatto che esita davvero, dopo il dolore, la morte, la perdita dell’innocenza, una reale e possibile via del ritorno.