Non solo Fantasmagorie e disegni con la luce abitano il piccolo mondo di Émile Cohl. Il recente restauro di cinque brevi film animati salvati da Gaumont Monsieur Clown chez les Lilliputiens (1909), L’éventail animé (1909), Les générations comiques (générations spontanées) (1909), Le champion du jeu à la mode (1909) e Le petit Chantecler (1910) è una parentesi curiosa e interessante del cinema d’animazione delle origini; il mondo animato è creato da una geniale immaginazione, inventato proprio dall’animatore francese soprannominato “il benedettino” per le lunghe sessioni di lavoro in compagnia di sola fantasia, manualità e di una macchina da presa.

Volta per volta Cohl spostava al millimetro, impressionava il fotogramma, spostava e scattava di nuovo, per dare l’impronta di movimento e fluidità a pupazzi e oggetti protagonisti delle sue storie: la tecnica del “passo uno”, quella che poi sarebbe diventata ottant’anni più tardi la stop-motion in grafica computerizzata. L’universo di Cohl è eterogeneo: qualsiasi materiale fisico poteva popolare le sue storie dalla trama semplice, ma di un’ intelligenza sbalorditiva e tuttora attualissima. Sorprende trovare in Le champion du jeu l’accostamento con le arti visive: un prestigiatore stupisce un gruppo di aristocratici, montando i pezzi di un puzzle con la magia. Cohl non stacca la macchina da presa (ci si aspetterebbe un’ellissi temporale), anzi fa attendere lo spettatore, non senza suspense, affinché ogni pezzo sia incastrato nel posto giusto. Il risultato è meno banale di quanto ci si aspetti: un quadro del pittore naturalista Alfred Guillou, celebre per le sue ambientazioni marine e scene di vita di quotidiana di pescatori. Si potrebbe quindi dire, come ne Le petit Chantecler, in cui vengono illustrate varie razze di polli, che le animazioni di Émile Cohl abbiano anche uno scopo didattico, educativo e documentaristico, oltre che ludico e ricreativo.

Non un errore di coerenza spaziale, non un filo o un granello di polvere che potrebbero ostacolare la visione. Le scene giocose proposte da Émile Cohl sono pulite, ordinate e tecnicamente perfette, senza sbagli, senza se e senza ma. Ricordiamoci che ogni minima disattenzione poteva risultare fatale, qualunque “attore” spostato più del dovuto, poteva costare ore ed ore di lavoro buttato via.  

La leggenda vuole che Cohl sia entrato in Gaumont nel 1907 grazie al ritrovamento fortuito sul selciato di una strada parigina di un manifesto promozionale della casa francese su cui vi era riportato illegalmente e senza alcun permesso un suo disegno; adirato, volle incontrare il direttore della Gaumont che gli offrì immediatamente un posto come scenografo. Mitologia o meno, Cohl si specializzò poi in fotografia, commedie e féeries, iniziando a mettersi in proprio e a creare le sue animazioni. Scatto, impressione, movimento. Tutto il resto è storia del cinema.