Paolo Virzì va in America. E come prima pellicola d’oltreoceano sceglie di girare un altro road movie (anche La pazza gioia un po’ lo era), questa volta nella patria del genere, complici gli sconfinati panorami made in USA e ambientando il viaggio a bordo di un camper Indian Winnebago degli anni ’70, detto Leisure Seeker come recita il titolo originale, giusto per dare alla pellicola, al viaggio ed ai suoi personaggi quel gusto vintage che ormai dilaga un po’ dappertutto.

Dunque con Ella & John ancora un road movie, una fuga, un viaggio, uno spostamento nello spazio come tanti ricorrono nella sua filmografia (da Caterina va in città a My name is Tanino, da Ferie d’agosto a La pazza gioia) a fare da scenario a ben altro movimento, più interno, intimo diremmo quasi psicologico. Ella e John sono una coppia di ottuagenari, che decidono di scrivere un finale alternativo alla loro storia di vita e di amore, fuggendo dalla loro casa, dai figli e dalle cure mediche “palliative” che vorrebbero essere imposte all’anziana donna con un tumore in fase ormai terminale.

Per evitare di essere  separati negli ultimi anni della loro vita (John soffre di Alzheimer), i due anziani coniugi montano a bordo del loro vecchio camper e sulla scia del loro personalissimo slogan “viaggiare è importante ti amplia gli orizzonti”, si mettono in viaggio da Boston verso Key West, dove ha sede il museo di Ernest Hemingway, di cui John è appassionato lettore.

La novità di Ella & John, adattamento cinematografico del romanzo di Michael Zadoorian In viaggio contromano (The Leisure Seeker), Ed. Marcos y Marcos, risiede senz’altro nella scelta dell’età dei protagonisti: per la prima volta Virzì si allontana dai “suoi” turbolenti adolescenti tormentati da mille dubbi su come vivere la propria vita, dalle giovani coppie (in crisi) in età riproduttiva, dal giro di boa della realizzazione professionale dei 20/30 anni, e si cimenta in un’avventura del tutto nuova nel sotto-genere “cinema della terza età”, scegliendo di posare l’obiettivo su una coppia di ottantenni. Sarà a causa di un qualche influsso da parte di tanto cinema coevo, nel quale si fa sempre più ricorrente il discorso sull’ultima stagione della vita (come nel gioiellino di  Philippe Le Guay Florida, anno 2015, oppure nel più recente, 2017, 50 Primavere di Blandine Lenoir) oppure potrebbe trattarsi di un fattore autobiografico / anagrafico che ha inciso sulla scelta del regista pronto ad immedesimarsi (come ha dichiarato) in questa storia d’amore coniugale “romantica, ma senza romanticismo, una storia umana”.

Quel che è certo è che in Ella & John lo sguardo non è sull’America in quanto tale (appare solo di striscio nel film sotto forma di un corteo di Trumpisti, o nella iconica citazione di un Easy Rider di altri tempi, nella scena in cui Ella, tenendosi stretta la parrucca con la mano, sfreccia a bordo di una Harley Davidson all’inseguimento del marito che l’ha dimenticata in una stazione di servizio), ma sulle persone intese come soggetti universali di un mondo comune in cui s’invecchia tutti e tutti allo stesso modo ci si imbatte nella dura realtà della vita, la consapevolezza inaccettabile che sarà presto finita. L’unico antidoto alla disperazione di sapersi finiti e mortali è la memoria. Ecco allora che protagonisti in Ella & John sono i ricordi, intesi come memorie di una vita felice insieme, ma anche rimorsi, rimpianti.

I ricordi sono diapositive ingiallite da proiettare su una coperta al chiaro di luna durante questo ultimo campeggio, che riecheggia tutti i precedenti fatti insieme in famiglia, ricordi sono i buchi nella memoria malata di un vecchio con un principio di demenza senile che incalza minacciando di cancellarli con un colpo di spugna, portando via John da sua moglie Ella, definitivamente. “Chi sei tu? Dov’è la mia Ella, una ragazza dai lunghi capelli biondi?” Domanda John in preda al suo stato confusionale: “Ma chi sei tu? Dove hai messo mio marito, un giovane professore educato di nome John, me lo hai rubato, io lo rivoglio indietro”. Quella di Ella è la lotta per l’autodeterminazione del proprio destino. È lei il capo in famiglia, ci avverte in apertura John, e sarà lei a scegliere per entrambi di dare un finale glorioso, epico, alternativo ad una esistenza fatta di amore, complicità, ma anche superamento delle crisi. Quest’ultimo viaggio, per due natural born tourists come Ella e John, avrà la grande prerogativa di allargare incredibilmente il loro orizzonte, portandoli alle sponde di un paradiso quasi perduto a causa della vecchiaia, delle malattie, la loro vita insieme, come coppia, come amanti. Un’ultima notte d’amore (delicata e commovente la scena d’amore fra gli attempati amanti) ed Ella sarà pronta a mettere in atto il suo piano. “È così bello quando torni da me John” “Non lasciarmi mai più Ella, promesso?”. La parola forever assume un significato definitivamente eterno ed immortale quando a pronunciarla sono due persone alla fine della loro esistenza. Così il film si chiude e lo spettatore non può che essere d’accordo con un'altra delle battute del film: “La vecchiaia è come la stagione delle piogge nel mese di dicembre, disastrosa ma necessaria”.

Virzì è rimasto fedele alla propria poetica fatta di malinconica ironia, e di accenti introspettivi. I due grandiosi interpreti Helen Mirren (Ella) e Donald Sutherland (John) hanno donato alla esperienza americana del regista livornese una interpretazione tanto veritiera quanto naturale, illuminati da una luce altrettanto realistica. Non ultima la colonna sonora con pezzi di Janis Joplin  (Me and Bobby McGee,1973) e David Crosby (Laughing, 1971) contribuisce all’ immedesimazione degli spettatori, che non possono resistere così al richiamo nostalgico della storia e a salire tutti a bordo del camper per questo ultimo confortante viaggio. Ultima nota curiosa: la brochure promozionale dei Camper targati Winnebago Industries nel 1974 recitava proprio come slogan la frase: “We build confidence”.  A voler dire che su questi automezzi il viaggio sarebbe stato confortevole e very funny a causa delle numerose comodità che il mezzo metteva in campo. Una delle sensazioni più fresche del film risiede proprio in questo legame tra la coppia e il camper, vissuto come ultima, amatissima “casa”.