Osugi Juichiro è un meteorologo dell’ora di punta della televisione giapponese che, in seguito ad un’inspiegabile avvenimento, inizia a credere nell’esistenza di forme di vita extraterrestri. Convinto di essere un marziano si estrania dal suo personaggio televisivo entrando nel nuovo ruolo. Comincia così a diffondere, più che previsioni meteorologiche, inquietanti e catastrofici messaggi sul surriscaldamento del pianeta e sulla colpa umana. Contemporaneamente la moglie Iyoko finisce preda di una “setta dell’acqua” che, scopre essere, uno dei più grandi inganni mai subiti.
I figli, forse contagiati dalle credenze paterne, si credono alieni: la figlia Akiko pensa di provenire da Venere, mentre suo fratello Kazuo da Mercurio. La bella Akiko, dallo sguardo glaciale, abbagliata dal fascino magnetico di un musicista di strada, diventa facile preda del suo imbroglio. Infatti il ragazzo, approfittandosi della sua ingenuità, la mette incinta di un “puro venusiano”. Kazuo, invece, è l’ultimo elemento della famiglia, a cui sono stati negati i sogni di una carriera sportiva e che è probabilmente infelice del suo mestiere di fattorino. Quando gli viene data la possibilità di lavorare per un Senatore la accetta senza pensarci troppo, ma purtroppo anche lui viene ingannato.
In questo turbinio di gente extraterrestre, proveniente da pianeti diversi e quindi con credenze e missioni eterogenee, non si vedrà mai qualche elemento che possa ricondurre A Beutiful Star ai film sugli alieni a cui siamo più abituati a pensare.
Yoshida Daihachi mette in scena una storia che, tratta dal romanzo fantascientifico Stella meravigliosa di Mishima Youkio del 1962, usa l’idea del paranormale come scusa per fare un film in cui mettere in costante relazione dinamiche famigliari complesse e problemi ambientali contemporanei. Daihachi fa sì però che questa sorta di propaganda ambientalista, con innesti di inspiegabili misteri, non sia vista esclusivamente in maniera positiva, bensì essa può creare, nelle menti delle persone, anche eccessive paranoie. Il regista ha infatti una visione, o così può sembrare, estremamente pessimista verso il futuro del pianeta terrestre e, come sempre, gli alieni sono visti come una specie superiore perché scruta dall’alto l’attività umana. Come ha scritto Stefano Locati “A Beautiful Star non è un film per tutti - il suo sguardo naif può inizialmente far storcere il naso ai più cinici - ma la poesia sbarazzina e talvolta sardonica con cui guarda alla bellezza delle piccole cose, nonostante tutto, non può che riempire il cuore”.