“La spontaneità è una posa difficilissima da mantenere”, diceva Oscar Wilde. Non sembra proprio il caso di Kit Zauhar, sceneggiatrice, regista e interprete principale di Actual People, suo primo lungometraggio (ora in distribuzione su piattaforma MUBI).

Le vicissitudini di Riley, ormai agli sgoccioli della carriera universitaria, senza alcuna idea precisa su cosa fare in futuro, lasciata dal fidanzato di lungo corso e alle prese con nuove avventure sentimental/sessuali, vengono portate in scena con un realismo tanto crudo quanto tenero. È un film fatto di tantissimi dialoghi, così verosimili da sembrare parzialmente improvvisati, eppure sviluppati secondo una progressione drammatica esatta, e di camera a mano malferma e imperfetta quanto la protagonista al suo centro.

L'ingresso problematico nella vita degli adulti è ormai un classico della cinematografia da Il laureato in giù, e sempre perennemente al centro degli interessi del giovane cinema indipendente statunitense. Actual People però non sembra solo stare lì a dimostrare che il mumblecore è vivo e lotta sui nostri schermi. Pur senza innovare nulla della forma cinematografica del genere – e non pare il caso di chiedere tanto a un'esordiente – Zauhar trova senza dubbio una sua cifra di rappresentazione.

Per quanto non manchi una certa sfrontatezza commutata direttamente da Girls, la serie manifesto di Lena Dunham, in Riley ci sono molta meno rabbia e molta più disperazione senza scampo di quelle a cui siamo abituati di solito, che rendono la sua figura particolarmente toccante e degna di empatia: non ce l'ha col mondo come la Danielle di Shiva Baby, e la sua vita si prospetta sin d'ora ben più agra di quella in fondo dolce di Frances Ha.

La derealizzazione, il senso di distanza da se stessi e dall'ambiente circostante ritornano e ricorrono come in ogni buon distillato di indie a tema giovanile, e vediamo Riley affannarsi a trovare un senso rincorrendo persone, appartamenti, città, come se in ognuno di essi potesse riconoscere inaspettatamente un posto per sé.

Ma, contrariamente alle soluzioni narrative abituali, è chiaro come non siano affatto gli altri il suo problema: non ci sono ex-fidanzati che abbiano commesso torti incommensurabili, partner di una notte visceralmente egoisti, professori universitari poco comprensivi, genitori ottusi con cui sia impossibile dialogare. Eppure, che dipenda dalla natura umana o dal mondo attuale là fuori, è dura, molto dura. È la vita, bellezza, e non ci si può far niente.