“§ 175: fornicazione contro natura. La fornicazione contro natura, cioè tra persone di sesso maschile ovvero tra esseri umani ed animali, è punita con la reclusione; può essere emessa anche una sentenza di interdizione dai diritti civili” (15 maggio 1871).

Il paragrafo 175 o § 175 StGB, articolo del codice penale tedesco in vigore dal 15 maggio 1871, emendato più volte fino al 10 marzo 1994, considerava i rapporti sessuali di tipo omosessuale un crimine e una colpa. A partire dal 1919 ci furono i primi germi di un tentativo di abrogazione dell’articolo 175. Proprio di quell’anno è il tedesco Anders als die Andern (Diverso dagli altri) di Richard Oswald, primo film della storia del cinema avente come protagonisti due personaggi esplicitamente omosessuali, girato subito dopo l’abolizione della censura in Germania, datata al novembre 1918. Richard Oswald, uno dei produttori e registi più influenti del tempo, scrisse il film con la collaborazione di Magnus Hirschfeld, medico e sessuologo, militante e pioniere del primo movimento omosessuale, che in Anders interpreta se stesso.

Anders als die Andern è un attacco crudo, una critica diretta nei confronti del “paragrafo della vergogna” (il numero 175 viene incastonato nella grafica del primo cartello del titolo): la produzione del film fu di così grande impatto che la censura cinematografica venne ripristinata un anno dopo al fine di scongiurare la distribuzione di questa e di altre pellicole giudicate “immorali” e “scabrose”. Ci riuscì, dimezzandone il metraggio originale dopo lunghi dibattiti e accese polemiche, per evitare di “compromettere l’ordine o la sicurezza del pubblico, offendere le sensibilità religiose, sortire un effetto di degenerazione morale, danneggiare la reputazione della Germania o le relazioni tra la Germania e gli stati esteri”.

Copie su copie vennero poi ulteriormente bruciate con la salita al potere di Adolf Hitler. Considerato perduto per decenni, bisognerà aspettare il restauro curato dal Filmmuseum München nel 1998, che intervenne sul metraggio superstite e permise di far rivivere il dramma di Paul (Conrad Veidt) e Kurt (Fritz Schultz), il cui amore è compromesso dalle ombre dell’ignoranza, del pregiudizio e del conflitto da parte delle figure genitoriali. I frammenti sopravvissuti e rimontati che possiamo vedere oggi non corrispondono, però, alla sinossi originale del 1919; il finale dell’archetipo avrebbe una carica drammatica molto più significativa: in seguito alla morte di Paul, Kurt, anziché tentare il suicidio, verrebbe invitato da un medico ad unirsi al movimento del dottor Hirschfeld contro il paragrafo 175.

È più che probabile, come detto precedentemente, che Anders als die Andern sia in assoluto il primo film che abbia affrontato tematiche su omosessualità e l’omofobia. È opportuno sottolineare il contributo dei Gender Studies, della Queer Theory e degli studi della Feminist Film Theory, che solo cinquant’anni più tardi indagheranno film del passato, prestando particolare attenzione alle pratiche di identità sessuale e di gender, tanto nascoste nell’intreccio delle produzioni hollywoodiane, quanto celate dalle norme del “buon costume”.

Tagliato, perduto, rimontato, censurato e smembrato, ora ritrovato, Anders als die Andern è tanto attuale perfino cento anni dopo. La testimonianza di un amore travagliato e destinato alla tragedia su cui tutt’oggi si è invitati a riflettere, nella speranza di porre definitivamente una croce indelebile sulle pagine nere di tutte le persecuzioni omofobe.