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Giorgio Morandi e il cinema: un breve viaggio

Più volte il cinema si è interessato alle opere di Giorgio Morandi, le sue nature morte compaiono in alcune pellicole a testimoniare il gusto di un’epoca, pezzi pregiati all’interno di collezioni d’arte dall’inestimabile valore come in Un bacio e una pistola di Robert Aldrich (1955), forse la prima fuggevole traccia cinematografica dell’artista bolognese, fino al recente Io sono l‘amore di Luca Guadagnino (2009). La pittura di Morandi emerge dallo sfondo quando diventa elemento portante della narrazione, non solo status symbol di una classe agiata ma squarcio tangibile nella parete. Soffermandosi sul silenzio di questi oggetti “immersi in una luce di sogno”, Marcello (Mastroianni) ne La dolce vita (1960) è guidato dallo sguardo rapito di Steiner (Alain Cuny), sopraffatto dal dipinto “in cui niente accade per caso”.