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“Un bel mattino” e come vivere nel dolcissimo buio del ricordo

Il film sembra un enorme atto d’amore al cinema francese della Nouvelle Vague: c’è Godard (la protagonista sembra a volte, al limite della copia carbone in movenze, abiti e recitazione, richiamare la Jean Seberg di Fino all’ultimo respiro); c’è il montaggio peculiare di Due o tre cose che so di lei, ci sono Truffaut, Rivette e Rohmer (per il saper raccontare i drammi familiari e sociali senza peli sulla lingua), ci sono i corpi (nudi e sensuali) di Resnais e soprattutto c’è il continuo girovagare nelle strade (e città) francesi.