Il film spagnolo Cut! (2021) di Marc Ferrer apre stasera la rassegna cinematografica che costituisce una delle diverse componenti del Gender Bender Festival, la manifestazione culturale che da vent’anni ci continua a far riflettere sulle rappresentazioni delle identità di genere e della corporeità nelle arti, in politica e nelle scienze sociali. Il film di Ferrer ci aiuta ad estendere questa riflessione ad un genere tipico della cultura popolare italiana degli anni 70: il giallo. Cut! è infatti un omaggio esplicito a Dario Argento, citato più volte nel corso della pellicola, e, al tempo stesso, una parodia ironica e queer che fa dell’eccesso dei thriller dell’autore italiano e del genere la sua ragione metanarrativa principale.

Marcos è un regista spagnolo omosessuale che gira film a basso costo e indipendenti, ispirati ai thriller italiani degli anni 70, con particolare devozione per Dario Argento, ma popolati di personaggi e situazioni queer. Quando un serial killer inizia ad uccidere i membri della troupe del nuovo film di Marcos, il regista diventa il bersaglio del serial killer e il maggiore indiziato per la polizia, proprio come lo scrittore interpretato da Anthony Franciosa in Tenebre (1982), film citato esplicitamente in Cut! e di cui compaiono i titoli di testa.

Le indagini, inoltre, individuano anche alcuni fans del regista come possibili sospetti: ancora una volta una situazione che, come il regista italiano ha dichiarato nel volume Confessioni di un maestro dell’horror (2007), è alla base della genesi di Tenebre. Alcune scene richiamano esplicitamente anche altri film del regista italiano: l’omicidio dell’attrice che perseguita Marcos cita chiaramente l’inizio de L’uccello dalle piume di cristallo (1970), mentre quella dove il regista si avvicina alla porta di casa perché avverte la presenza di qualcuno (proprio mentre sta leggendo un libro su Argento) richiama l’uccisione della medium in Profondo rosso (1975). Daria Nicolodi, musa e compagna di Argento, protagonista e co-autrice di tanti suoi film, viene citata in una canzone del film in un commosso omaggio che include anche tutte le altre attrici del genere horror.

Significativo che, in un’intervista televisiva, Marcos si senta chiedere dal giornalista non di spiegare il termine queer, “che tutti ormai sappiamo cosa vuol dire”, ma il termine “giallo”. In questo modo, il film individua specificamente il genere di riferimento (“film horror diventati popolari in Italia negli anni 70, con un serial killer che va in giro ad ammazzare gente indossando guanti scuri e la cui identità viene svelata solo alla fine”) per una sua lettura in chiave queer. Lo stesso titolo, Cut!, può rimandare sia al genere giallo (tagli sui corpi delle vittime) che alla meta-narrazione (taglio della pellicola in sede di montaggio o durante le stesse riprese).

L’uso di Dario Argento in un contesto queer è sicuramente il tratto più affascinante del film e di sicuro interesse per cinefili, in quanto amplifica e sovverte in modo ironico alcuni personaggi e situazioni presenti nelle narrazioni del maestro del giallo italiano e di altri registi del genere. Fin dagli esordi negli anni 70, Argento ha inserito nei suoi film personaggi omosessuali, maschili e femminili. La critica si è spesso divisa in letture contrastanti: conferma degli stereotipi di genere della cultura dominante o, al contrario, tentativo di rappresentare quello che l’industria culturale voleva censurare?

Nell’immaginario contro standard e convenzioni cinematografiche di Cut!, vengono innestati sul genere giallo omoerotismo e ironia in modo da renderlo un omaggio critico, estremo ed irriverente, a tratti respingente nel suo continuo gioco di specchi di film nel film, ma che non lascia indifferenti.