Cinefilia Ritrovata ha preso molto a cuore quello che è successo nel gennaio di quest’anno a Parigi, presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Anche il Biografilm Festival si è dimostrato molto sensibile alla natura della tragedia, e non ha perso occasione per ricordarla durante la presentazione del documentario di Douglas Tirola sulla rivista umoristica americana National Lampoon. È un viaggio nel fantastico mondo di Doug Kenney e Henry Beard, irriverenti fondatori del giornale più politicamente scorretto degli anni Settanta americani. Si parte dagli inizi, con Kenney e Beard che pian piano formano il loro piccolo esercito di autori dall’umorismo squisitamente osceno, passando per il successo a teatro (Lemmings), in radio (The National Lampoon Radio Hour), al cinema (Animal House) e in televisione (Saturday Night Live) da parte dei comici che Kenney e Beard stessi scoprirono, fino ad arrivare al declino verso la fine degli anni Ottanta. Le esilaranti interviste ai protagonisti sono accompagnate da animazioni su materiale d’archivio, il che porta ad una fluidità di narrazione perfetta. Pieno di interventi interessanti e aneddoti incredibili, Drunk Stoned Brilliant Dead: The Story of the National Lampoon (che se tutto va bene in Italia verrà distribuito col titolo Se non vieni a vedere questo film ammazziamo il cane, in omaggio ad una loro famosa copertina) è un documentario che non può mancare nella videoteca di un vero appassionato di satira.

Volendo fare gli incontentabili sarebbe stato bello nel finale vedere effettivamente quanto il National Lampoon fu ispirazione e palestra per un’intera generazione di comici, partendo da quel Saturday Night Live che da piccolo show pian piano divenne il più importante contenitore di talenti comici d’America. Dan Aykroyd, Paul Shaffer, Robin Williams, Gilbert Gottfried, Andy Kaufman, Martin Short, Robert Downey Jr., Eddie Murphy, Mike Myers, Jim Carrey, i fratelli Wayans, Ben Stiller, Adam Sandler, Chris Rock, Sarah Silverman, Will Ferrell, Jimmy Fallon. Sono passati tutti da lì. E sarebbe stato giusto evidenziare quanto quella verve, così nuova e frizzante, fosse apprezzata anche dai veterani del mestiere: la primissima puntata del Saturday Night Live ebbe infatti come ospite un George Carlin già al tempo leggenda della stand-up comedy.

Inoltre non avrebbe guastato mostrare che fine hanno fatto i “sopravvissuti” del National Lampoon, per chiudere il cerchio. Degli autori dell’ultima ondata ci viene detto che andarono a lavorare per I Simpson e I Griffin, ma è doveroso menzionare la carriera di John Landis che dopo il botto con Animal House avrebbe lavorato di nuovo con John Belushi in quell’altro culto che è The Blues Brothers, oltre a dirigere Un lupo mannaro americano a Londra e Una poltrona per due. Anche Ivan Reitman, nonostante l’iniziale dispiacere per non aver potuto girare Animal House, ebbe la sua bella rivincita con Ghostbusters, anch’esso in qualche modo figlio del National Lampoon in quanto vi recitano Harold Ramis, Dan Aykroyd e Bill Murray, quest’ultimo in un ruolo inizialmente pensato addirittura per Belushi se non fosse morto improvvisamente (il fantasma Slimer, chiassoso e ingordo, è infatti un omaggio di Reitman e soci all’amico scomparso).

Ma son piccolezze. Douglas Tirola confeziona comunque un film dall’intrattenimento irresistibile e dalla sincerità impeccabile. Affresco passionale e senza remore di un periodo irripetibile, che quasi fa entrare nel mito un’America impossibile da immaginare per chi non ha vissuto quei tempi, con i suoi giovani artisti geniali, l’intelligenza che diventa arma di ribellione, e poi le droghe, l’alcol, il sesso. L’immagine restituita sullo schermo è quella di un momento indimenticabile in cui il mondo sembrava poter fare tutto. Ma poi, come Paul T. Anderson racconta in Vizio di forma, tutto si dissolse e la voglia di cambiamento venne smorzata da una repressione nascosta in una nube di mistero, lasciando tutti basiti e incapaci di raccapezzarci qualcosa.