Il dato più significativo che emerge dalla visione di Border, e che ne determina in gran parte il fascino, è la sua volontà di sfuggire a qualunque tipo di facile catalogazione o riconoscimento univoco. A partire da un racconto breve di John Ajvide Lindqvist, già autore dell'horror cult Lasciami entrare, il regista Ali Abbasi mette in scena un racconto ipnotico che con la sua molteplicità di forme e suggestioni diventa la perfetta chiave di volta per raccontare l'orrore e il fantastico all'interno della modernità. Tina lavora come agente doganale in un aeroporto svedese ed è la migliore nel suo campo grazie all'abilità di sentire l'odore della paura e della vergogna nell'animo delle persone, ma la sua deformità le preclude da sempre la prospettiva di una vita normale.

Divisa tra un compagno assente e un padre afflitto dai primi segni di demenza senile, la donna inizia a mettere in discussione la propria esistenza grazie all'incontro con Vore, un uomo misterioso e simile a lei sotto ogni aspetto che fa luce sulla vera origine della donna e la costringe a fare i conti con la sua natura super umana. Se nel già citato Lasciami entrare era la figura archetipica del vampiro ad essere inserita in tematiche d'attualità come il bullismo e l'accettazione del diverso, in Border è il bestiario della mitologia norrena a subire questa revisione moderna allo scopo di determinare la funzione e la riconoscibilità del mostro all'interno del tessuto sociale.

Il viaggio di Tina alla riscoperta di sé e del proprio ruolo nel mondo avviene dunque attraverso l'incontro con la mostruosità segreta e insospettabile della società svedese – elemento tipico del noir nordico reso popolare da Stieg Larsson – ma anche con la riscoperta della propria sessualità e del coinvolgimento sentimentale, strumenti base per la definizione del proprio essere che emergono nel film con la forza di una magnifica scoperta per i protagonisti, creature poste loro malgrado al confine della civiltà. È per queste ragioni che Border rifiuta la semplicistica etichetta di film horror e ambisce a una narrazione di più ampio respiro: in esso convivono in perfetto equilibrio la love story, il thriller e il dramma esistenziale per dare vita a un racconto ibrido e dal genere indefinito; il merito di questo grande traguardo artistico va riconosciuto anche e soprattutto ad Eva Melander ed Eero Milonoff, gli attori protagonisti che, grazie anche al lavoro superbo dei truccatori del film – candidati all'Oscar – hanno dato vita a due personaggi memorabili, capaci di attrarre e spaventare il pubblico con un perfetto mix di bestialità e candore.

Premiato allo scorso festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, Border brilla di luce propria nel panorama horror contemporaneo grazie allo smodato coraggio con cui sfida le convenzioni del genere e cerca un nuovo modo di portare in scena l'orrore: non più con la riproposizione degli archetipi classici nel presente ma con la ricerca della loro nuova identità attraverso il potere della contaminazione, sia nel racconto cinematografico che nelle istanze sociali dell'epoca contemporanea.