La sezione Cinemalibero del Cinema Ritrovato è un percorso attraverso i cinema della marginalità ed una delle tappe di questa edizione è il villaggio messicano di San Miguel Canoa in cui il 14 settembre del 1968 vennero massacrati da una folla inferocita cinque giovani dipendenti dell’Università di Puebla, cittadina prossima al villaggio. Fu un periodo nero per il Messico, solo poche settimane più tardi avvennero i ben più noti fatti di Tlatelolco in cui l’esercito, dietro ordine del governo, uccise circa trecento studenti in rivolta.

Il regista messicano Felipe Cazals nel 1976, pochi anni dopo il massacro, decise di mettere in scena i fatti girando un film anticonvenzionale e coraggioso che si pone anche come un punto di rottura all’interno del cinema messicano, appunto Canoa: memoria de un hecho vergonzoso. Le vicende cominciano nella cittadina di Puebla in cui cinque amici che lavorano all’Università si stanno preparando per un escursione a La Malinche, altura ubicata vicino a San Miguel Canoa, piccolo villaggio lasciato a sé stesso in cui le vicende sfoceranno nel massacro.

Questo villaggio è popolato perlopiù da analfabeti e alcolisti è governato dal prete, un uomo perfido e corrotto che, preoccupato per la sua vita e per la sua posizione, instilla nella popolazione la convinzione che arriveranno degli studenti da Puebla, dei forestieri che saccheggeranno le loro case, si porteranno via i loro bambini, bruceranno le immagini sacre e appenderanno una bandiera comunista nella loro chiesa. Nel momento in cui i cinque amici giungeranno al villaggio e rimarranno bloccati lì per la notte dalle forti piogge, le donne e gli uomini del villaggio si coalizzeranno e in un crescendo di violenza andranno ad assediare l'abitazione dove erano ospiti i forestieri.

È molto interessante osservare come vengano utilizzati megafoni ed altoparlanti installati ad ogni angolo di questo villaggio rurale per fomentare la propaganda anticomunista e per ricattare i campesinos dissidenti ridicolizzandoli in pubblica piazza. Canoa è un film che nel corso della sua narrazione assume forme differenti, dal cinegiornale all’horror passando per la via del falso documentario, mescolandole all’evenienza e non segue una linea temporale consecutiva. Un film duro e faticoso: Cazals decide di girare in un villaggio molto simile e vicino a San Miguel di Canoa e di avere sul set in ogni giornata di riprese i superstiti, per restituire una ricostruzione storica il più veritiera possibile.

Anche i toni della narrazione variano e sono bilanciati in maniera sapiente, partendo dalla felicità e l’entusiasmo di una gita tra amici, alla paura di quel che potrebbe succedere, fino ad arrivare alla deflagrazione della violenza finale in una sequenza lunga, ma necessaria, che non fa sconti a nessuno, nemmeno agli occhi dello spettatore. Si tratta di una visione disturbante, un film che all'epoca in cui uscì in Messico contribuì attivamente a creare coscienza su quello che furono quei momenti e quelle repressioni, coscienza che oggi è forse scontata, ma allora non lo era affatto.

Canoa è una delle pellicole più importanti del cinema messicano anche se non è molto conosciuto in Europa. Nel 1977 il film fu presentato in concorso al festival di Berlino dove si aggiudicò l'orso d'argento. Nonostante all'estero non ebbe grande distribuzione in Messico sancì una sorta di record rimanendo in sala per 70 settimane. Il restauro del 2017 è stato curato da Criterion Collection sotto la supervisione del regista, che è morto nell'ottobre del 2021.