“The West - 1867” inizia così Cielo giallo di William A. Wellman. Alcuni individui a cavallo stanno attraversando le sterpaglie e una breve panoramica si sofferma sul primo di loro: l’ex sergente nordista interpretato da un giovane Gregory Peck. Poco dopo sfilano davanti alla macchina da presa gli altri sei componenti della banda. Arrivati in un piccolo paese, ne rapinano la banca e per questo vengono inseguiti dalla cavalleria che riesce ad eliminarne uno. Rimasti in sei, decidono di provare a salvarsi attraversando il deserto e, allo stremo delle forze, con le vescicole da insolazione sul volto e le labbra rotte per la disidratazione, arrivano a Cielo Giallo, un villaggio fatiscente abitato esclusivamente da Mike (Anne Baxter) e da suo nonno.

Nel deserto, la Death Valley, il contrasto tra bianco e nero della pellicola è all’apice della sua magnificenza e Wellman all’interno di tutto il film inverte il significato a cui siamo soliti associare questi due colori, poiché in quest’opera tutto ciò che è bianco (l’unica camicia bianca appartiene a Conte) finisce per rappresentare l’oscura presenza di morte e malvagità ed al contrario il nero è indice di qualcosa di positivo: l’oscurità aiuta nella resa dei conti, i vestiti del Sergente sono scuri e come gli altri fuorilegge (ad eccezione di Conte e Lungone) ha il viso e gli abiti sporchi e rovinati.

Wellman è noto anche per aver dato vita ad uno dei personaggi più spietati della storia del gangster movie e in Cielo giallo è come se, ricordandosi di Tom di Nemico pubblico, lo avesse diviso in sei parti riproponendo alcuni dei suoi tratti distintivi all’interno delle psicologie dei banditi. Lungone (John Russell) incarna la parte del rozzo e brutale fuorilegge ed ha un legame intellettivamente affine con Duca (Richard Widmark) che rappresenta invece lo “speculatore”, l’individualità e l’avidità dell’uomo di frontiera. Quartino è una specie di jolly, si destreggia da un lato all’altro della bilancia senza una propria volontà. Orso e Bruno sono invece l’altro lato della medaglia, sono animi rozzi ma gentili simili a quelli di Jack e David di Ali, e i loro personaggi, così come quello del Sergente, fanno in modo che all’interno del film la separazione tra il bene e il male non sia più così chiara. ù

Nel corso di Cielo giallo quasi tutti i componenti della banda raccontano degli episodi appartenenti al loro passato e a volte confessano anche i sogni relativi al loro futuro. La stratificazione dei caratteri dei sei fuorilegge, più affine al melodramma, è solo uno dei tratti che identificano la crisi, e il successivo tramonto, del genere western. Infatti al centro di Cielo giallo ci sono soprattutto i sentimenti, buoni o cattivi, dei personaggi. Mike ha come unico parente il nonno ed è cresciuta con lui e ha paura di perderlo, invece il nonno è preoccupato per l’avvenire della nipote. Il Sergente si innamora della ragazza e ricorda il suo passato, l’affetto materno e la fede cristiana così come Bruno sogna di tornare nel luogo in cui è cresciuto. Questo confine tra western e melodramma è segnalato anche all’interno del film in più momenti come quando Lungone dopo aver ucciso senza ragione una lucertola litiga con Quartino, che si anima per difendere i diritti dell’animale morto. O come quando il Sergente, dopo essere stato insultato da Mike per il suo cattivo odore, si ripulisce e va dalla ragazza per mostrarle con fierezza di poter essere degno di lei.

In Cielo giallo si susseguono una serie di campi lunghi e lunghissimi che lasciano agli scenari desertici e rocciosi la possibilità di mostrarsi, ma l’azione è ridotta in tutto a tre brevi sequenze. Dapprima la fuga iniziale dei banditi inseguiti dalla cavalleria, in un secondo tempo una breve sparatoria fra i fuorilegge e Mike e il nonno e per ultimo la sparatoria finale in cui muore la parte autoritaria della pellicola. All’interno del film non mancano gli indiani che non sembrano essere peggiori dei banditi. Il capo del clan degli Apache, che vive in una riserva vicino alla città disabitata, da molto tempo conclude accordi di pace e di aiuto reciproco con il nonno di Mike. Infatti gli indiani sostengono di non trovarsi bene nella riserva, ma non agiscono all’interno di questo film per cambiare la loro condizione. Al contrario i fuorilegge cercano di perseguire i loro meschini obiettivi. E il motivo che li spinge a fermarsi per tanto tempo a Cielo giallo è l’oro, ma questo passa in secondo piano rispetto alla psicologia e alle dinamiche fra i personaggi e alla conseguente instaurazione di una democrazia.

Proprio per questo nel finale del film la scelta dei sei banditi è ridotta a due possibili soluzioni: o la “resa” ad una nuova ideologia o la morte. Wellman anche nel suo precedente western, Alba fatale, propone simili dinamiche, così il linciaggio, tema su cui si fonda il film, è quasi secondario al problema dell’opinione pubblica e dei moti violenti che quest’ultima scatena. Cielo giallo richiama esplicitamente e implicitamente l’opera precedente del suo stesso autore come si può dedurre dalle primissime sequenze. Wellman lo manifesta chiaramente nella sequenza in cui, all’interno di una locanda, sia i fuorilegge, prima della rapina, che i cowboy di Alba fatale similmente si sollazzano bevendo whisky e fantasticano sulla donna ritratta nel quadro appeso alla parete del locale.