Tra le varie iniziative nate in queste settimane per sopperire alla chiusura di cinema e cineteche, agevolando quella che potremmo definire cinefilia domestica, merita particolare attenzione quella del Far East Film Festival di Udine che, in collaborazione con Mymovies, propone la visione in streaming di almeno un film al giorno fino al 5 aprile. L’offerta, incentrata sul cinema asiatico, si divide fra i classici di Yasujiro Ozu, titoli contemporanei di autori affermati e altri meno conosciuti in occidente. Del maestro nipponico saranno disponibili alcuni fra i film più noti e importanti, come Viaggio a Tokyo e Tarda primavera, oltre al meno celebrato Buon giorno, rendendo questa un’ottima occasione per approfondire la conoscenza del mentore di Kurosawa.
Sempre dal Paese del Sol Levante segnalo due film ironici ed eclettici, Thermae Romae di Hideki Takeuchi e Tokyo Tribe di Sion Sono. Il primo, girato principalmente a Cinecittà, racconta del surreale viaggio nel tempo di un architetto romano che si ritrova nel Giappone del ventunesimo secolo, dove impara le tecniche idrauliche che renderanno famose le terme dell’Impero Romano. Passando dalla fantastoria alla fantascienza, il film di Sono, un musical interamente rappato, ci porta nella Tokyo del futuro, divisa in settori controllati da gang costantemente in lotta fra loro. Di questo Tokyo Tribe colpiscono in particolar modo l’ambientazione, una variante coloratissima e ultra pop della Los Angeles di Blade Runner, e la messa in scena, in cui elaborati movimenti di macchina enfatizzano le scene di combattimento, coreografiche quanto le sequenze puramente musicali.
Dalla Corea merita poi attenzione il notevole trittico composto da Il prigioniero coreano di Ki-Duk Kim, Il buono, il matto, il cattivo di Jee-Woon Kim e Castaway on the Moon di Hae-Jun Lee. Il film di Ki-Duk è una disillusa riflessione sulla stessa Corea, una nazione mai veramente esistita, e sui suoi abitanti, così vicini eppure così diversi; una lezione preziosa al pari di Joint security area di Chan-Wook Park, per avvicinare il pubblico occidentale a una società di cui conosciamo molto poco. Il buono, il matto, il cattivo è un western ambientato nella Manciuria degli anni Trenta, che assimila e amplia la lezione del cinema di Leone; l’azione è spesso frenetica, ma nel triello finale si respira il tono solenne del maestro.
Castaway on the Moon racconta invece del difficile incontro fra due emarginati sociali: un mancato suicida e una hikikomori, il primo approda per sbaglio su un isolotto mentre la seconda vive barricata nella sua camera senza contatti col mondo esterno. Nonostante la tematica affrontata il film mantiene sempre un tono piacevole, facendosi apprezzare anche perché riesce a portare con leggerezza sullo schermo, senza tuttavia sfociare nel parodico, argomenti come la difficoltà a relazionarsi con gli altri e la depressione. In ultimo vale la pena spendere due parole sul film che chiude la rassegna, Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma di Tsui Hark. Il genere tipicamente cinese wuxia, che semplificando potremmo definire un incrocio fra film di arti marziali e cappa e spada, viene sfruttato da Hark per raccontare una storia investigativa incentrata sul conflitto fra superstizione e raziocinio.
Questi sono solo alcune delle opere proposte dal Far East Film Festival, un’iniziativa che permette ancora una volta di mettere in luce opere che spesso, per via della loro distribuzione, non raggiungono l’attenzione e il pubblico che meriterebbero.