Nick Ebeling ha girato un documentario ricco di materiali e interviste attraverso le quali siamo sollecitati a compiere un itinerario non convenzionale nell’abisso della personalità contorta e sovversiva di Dennis Hopper. Un artista a tutto tondo, conosciuto per caso in un autodromo quando il giovane Ebeling voleva intraprendere la carriera di attore, presto interrotta per dedicarsi al cinema sperimentale a seguito della visione di Fuga da Hollywood, pellicola sottovalutata e incompresa di Hopper, reduce dal successo di Easy Rider.

Along for the Ride nasce dal giovanile interesse di Ebeling verso un tipo di cinema difficilmente inquadrabile e serve a riportare alla luce l’impatto della figura di Hopper trasformato in oggetto di culto da molti artisti. Ricorderei, solo per citare un celebre tributo, le copertine delle raccolte degli Smiths di Best I e Best II, una fotografia di Hopper tagliata e riprodotta sui due dischi, che ritrae una coppia di bikers: lo scatto proviene dal libro Out of the Sixties nel quale sono raccolti soprattutto dei ritratti in bianco e nero realizzati negli anni sessanta; tra i tanti si riconoscono Paul Newman, Robert Rauschenberg, Andy Warhol e la Factory, ma anche la vita nelle strade di Harlem e le manifestazioni per i diritti civili. Attraverso gli occhi di un esponente della controcultura ripercorriamo questo particolare momento storico del quale Dennis si fa interprete e portavoce.

Ebeling, spinto dalla folgorazione avuta dopo la visione di Fuga da Hollywood (una videocassetta difficile da reperire e proprio per questo più preziosa), coltiva l’interesse verso l’opera di Hopper, che apparve per la prima volta sul grande schermo in Gioventù bruciata. Si potrebbe banalmente parlare di una condanna, come per il protagonista James Dean, che lo ha portato a incarnare la figura del “rebel without a cause” con tutti i pro e i contro che ne sono derivati. Pregevoli aneddoti perlopiù sconosciuti  rivelano al pubblico un Hopper estremo sempre in bilico tra l’Eli Cash dei Tenenbaum, come nell’incontro/scontro con la polizia raccontato dall’amico Dean Stockwell, e un incompreso e sensibile poète maudit.

Along for the Ride si avvale della testimonianza eccezionale dell’assistente e compagno di viaggio Satya de la Manitou, un lungo percorso intrapreso a fianco di Dennis, una scelta dettata dall’affinità di intenti: il suo braccio destro sul set e nella vita nonché l’unico ad aver assecondato questo stravagante personaggio,  tra acid party di capodanno e il difficile e doloroso rehab.

Satya coinvolge in questo percorso i tanti amici di Hopper che hanno avuto a che fare con lui non solo per motivi di lavoro, dalle parole commosse dell’architetto Frank Gehry, che Dennis stimava a tal punto da decidere di vivere in un’abitazione da lui progettata, alla testimonianza surreale di Wim Wenders il quale racconta degli screzi sul set de L’amico americano tra Bruno Ganz e Hopper finiti in una liberatoria scazzottata seguita da una sbronza riappacificatrice.

De la Manitou incanta per la profonda devozione che ha dedicato all’amico, un legame sincero e premuroso che lo porta a fare da segretario e a conservare tutt'ora gelosamente la sua posta, disparati documenti e cimeli in uno scantinato: una collaborazione che dura più di quarant’anni e che lo stesso Hopper ricorda nel 2010 durante la cerimonia sulla Hollywood Walk of Fame, avvenuta poco prima della morte.

Ebeling non vuole solo celebrare una vita fuori dagli schemi, il suo è un approfondito percorso cinefilo necessario per ristabilire un contatto con la creatività di Hopper. Satya ricorda i lunghi tempi, sicuramente dilatati dall’effetto delle droghe, trascorsi a Taos in New Mexico nella sala di montaggio della Mabel Dodge House, divenuta un vero e proprio centro di cultura alternativa durante la lavorazione di Fuga da Hollywood (da segnalare la presenza di Alejandro Jodorowsky), un film al quale Dennis tiene molto e che lo lega indissolubilmente a quel luogo. Non a caso nel cimitero “western” di Ranchos de Taos si trova la sua tomba, segnalata da una croce di legno intagliata, alla quale Satya fa visita in conclusione del lungo percorso di Along for the Ride per suggellare il loro rapporto lavorativo e soprattutto fraterno.