Subito dopo il debutto del suo primo album da solista Through the Hours, avvenuto il 7 giugno 2017, la pianista Meg Morley, nata in Australia ma londinese di adozione, si è esibita a Bologna suonando per il film muto Le Mogli e le Arance (1917) di Luigi Serventi and Lucio D'Ambra, in occasione della trentunesima edizione de Il Cinema Ritrovato Festival (dal 24 giugno al 1 luglio).

In concomitanza della performance, abbiamo avuto una piacevole conversazione a proposito del suo ruolo di pianista di cinema muto.

Tu vieni da un ambito completamente differente dall’accompagnamento di film muti. Hai un curriculum impeccabile, leggo che lavori full time con la English National Ballet School, e che hai collaborato con molte altre compagnie di danza, fra cui il London Contemporary Ballet Theater!  

Accompagnare la danza può sembrare molto diverso dall’accompagnare film muti, ma credo che in realtà le due cose siano molto simili; conosco altri musicisti di film muti il cui background è nell’accompagnamento della danza (per esempio Stephen Horne, John Sweeney e Cyrus Gabrysch). Inoltre, penso che in qualche modo sia stato più facile per me entrare nel mondo dell’improvvisazione per cinema muto, grazie al background che ho nell’improvvisazione per la danza: nella classe di danza si improvvisa con il movimento (tramite esercizi con vari tempi e vari stati d’animo, ciascuno dei quali è intrinseco rispetto a un particolare movimento/esercizio stabilito dall’insegnante), e nel film muto è la stessa cosa, con l’eccezione di avere una trama, pertanto l’improvvisazione deve assumere una struttura differente.

E al tempo stesso tu sei una pianista jazz, proprio ora hai avuto il tuo debutto con il tuo bell’album Through The Hours! Puoi parlarcene?

Grazie! Non so se posso definirmi strettamente una pianista “jazz”… Forse potrei essere definita come una compositrice e  pianista improvvisatrice che ama il jazz così come tanta altra musica. La parola “jazz” può assumere un significato diverso secondo le persone (ma potremmo avere un’altra discussione su questo!). Ho sempre amato improvvisare e scrivere musica, sebbene non avessi mai registrato la mia musica, né promosso me stessa come artista creativa. Nonostante ciò, negli ultimi due anni sono successe delle cose che mi hanno fatto capire quanto intensamente io volessi perseguire tutto questo. Ora mi sento pronta a scrivere, registrare, suonare e collaborare in differenti situazioni creative – e sono elettrizzata all’idea. Sono contenta dell’EP appena uscito (Through the Hours). Molte persone mi hanno detto di averlo ascoltato con piacere (anche se solo cinque persone l’hanno comprato, ha ha... questa è la maledizione delle piattaforme come Spotify, ma potremmo avere un’altra discussione anche su questo). Ho amato il processo di creazione dell’EP: mi ha insegnato moltissimo. E non vedo l’ora di registrare ancora!

Di fatto la tua passione per il cinema muto è recente, ma è stato amore a prima vista?

Il cinema muto mi è sempre piaciuto, però non ne sono stata coinvolta appieno fino a quando non sono andata ad ascoltare John Sweeney che improvvisava dal vivo per il film “Il Navigatore” di Buster Keaton al Prince Charles Cinema di Leicester Square, Londra. Mi ha ispirato moltissimo il modo in cui la musica di John contribuiva a dare una maggiore dimensione al film. Il film in sé è fantastico, certamente, ma è la musica di John che mi ha ispirato maggiormente (forse perché sono una musicista): anch’io volevo essere in grado di suonare in quel modo. Ciononostante, è stato solo qualche anno dopo (nel tardo nel 2005), quando ho conosciuto il London Cinema Museum e il Kennington Bioscope, che ho pensato: “Wow. Penso che potrei suonare per il cinema muto a livello professionale”. E da quando ho suonato per il primo film nel 2016 ne sono stata conquistata! Lo adoro!

Film preferito per cui hai suonato?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Ho amato suonare per il Ricatto di Hitchcock allo Yorkshire Silent Film Festival, qualche settimana fa, ma anche per The Woman One Longs For al London Cinema Museum, recentemente. Non ho ancora un film preferito in particolare, ma penso che al momento come genere mi sto innamorando del film noir.

E’ la prima volta che ti esibirai a Bologna, ma sei già stata in Italia alle Masterclass di Pordenone in occasione delle Giornate del cinema Muto insieme a grandi musicisti come Neil Brand, Stephen Horne e altri. Com’è stato per te e cosa hai imparato?

Pordenone è stata una grandissima esperienza per me e mi ha davvero aperto gli occhi sul mondo del cinema muto. Ne sono stata completamente sopraffatta (in senso positivo). I musicisti che gestivano il workshop e suonavano per i film durante il festival erano di classe mondiale, e così gentili e di supporto. Far parte di questa comunità è stato meraviglioso. Ho imparato molte cose, e una di queste è che esiste un modo “di successo” di suonare per i film muti, ma che è anche fortemente personale: per esempio, ciascuno dei tutor del programma della masterclass aveva uno stile e idee differenti. Sebbene fossero tutti d’accordo su certi aspetti del suonare per i film muti, il loro approccio e le loro scelte per le specifiche scene erano estremamente differenti. E’ stato molto interessante e appassionante.

Tu accompagnerai il film Le Mogli e le Arance (1917) e ci hai detto di non averlo mai visto. E’ una cosa comune fra i musicisti che fanno questo lavoro. King Vidor ha detto che “probabilmente il 50% dell’emozione viene dalla musica”. Un grande impegno per te!

Non so, ma forse King Vidor aveva ragione. Per quanto riguarda la musica che evoca emozioni, è un processo sia inconscio sia conscio per il pubblico: una persona del pubblico può essere consapevole che sta guardando il film e che la musica ha un effetto su di lei (forse la disturba o pensa che musica sia estremamente buona o commovente) e questo è un processo cosciente, oppure può essere completamente assorbita nel film e completamente inconsapevole di quale effetto la musica abbia – che è un processo inconscio. Non sono sicura di come questo funzioni, ma credo di essere d’accordo sul fatto che il 50% dell’emozione del pubblico (consciamente o inconsciamente) provenga dalla musica che viene suonata. Penso anche che lo scopo del musicista sia di “ascoltare” il film attentamente e cercare di estrarne il contenuto/agenda emozionale - se lo trova e se gli shots e l’editing del film permettono al musicista di fare un buon lavoro in questo senso!

Progetti per il futuro?

La prossima settimana registrerò un album con il Meg Morley Trio (con il contrabbassista britannico Richard Sadler e il batterista italiano Emiliano Caroselli). L’album è di mia musica originale, e Richard ed Emi sono grandi musicisti, persone talmente adorabili che con loro non sembra affatto di lavorare. In tre faremo presto anche un progetto con il cinema muto, di cui sono molto entusiasta! In termini di grandi piani per progetti futuri: mi piacerebbe scrivere un’intera colonna sonora per film muto… ma per il momento è solo un sogno, per cui per cui adesso sono semplicemente contenta di suonare e registrare, e mi sento molto fortunate di poter conoscere e apprezzare il cinema muto tramite la musica.

Per maggiori informazioni su Meg potete visitare il suo website: megmorleymusic.com

(Traduzione di Ileana di Camillo)